Si fa un gran parlare di riforma, di giustizia, di misure alternative da preferire al carcere e di carcere come extrema ratio ma, alla fine, nei fatti, il populismo penale è ancora imperante e in carcere ci continua a finire non solo chi ha commesso reati particolarmente gravi e chi ha una condanna definitiva da scontare. Lo dimostra l’ultimo report di Antigone, l’associazione impegnata in favore dei diritti delle persone detenute. In Campania la popolazione detenuta continua a crescere: è aumentata dell’1,8% negli ultimi mesi. Un trend che è ben al di sopra della media nazionale che è pari al +0,7%. Cosa vuol dire? Vuol dire che ci sono sempre più persone che finiscono in cella perché arrestate in flagranza di reato, perché destinatarie di provvedimenti di custodia cautelare o perché hanno una condanna da scontare.

Ora, al netto delle considerazioni sugli altrettanto elevati tassi di criminalità organizzata e di delinquenza diffusa che sicuramente incidono sul numero di arresti registrati ogni mese in Campania, il dato registrato dal report di Antigone non lascia indifferenti: quanti di questi arresti sono veramente necessari? Quanti non potrebbero consentire il rispetto delle esigenze cautelari, e più in generale di giustizia, anche attraverso il ricorso a misure alternative? Quanti riguardano persone soltanto indagate che potrebbero risultare innocenti al termine di un processo penale? Perché è ormai un dato consolidato – e l’analisi di Antigone lo conferma – che circa la metà dei detenuti non ha condanne definitive da scontare ed è in cella in attesa di un processo. Nel carcere di Poggioreale, per esempio, la percentuale di persone recluse con una condanna definitiva è pari a 49,6%, vuol dire che su 2.100 detenuti presenti nell’istituto penitenziario cittadino 1.041 hanno avuto una sentenza di condanna passata in giudicato e gli altri 1.059 no. E il dato è in linea con quelli dei più grandi istituti di pena a livello nazionale.

Il popolo dei detenuti cresce, dunque. Da agosto a settembre, in tutta Italia, ci sono stati 373 detenuti in più. A fronte di una capienza regolamentare di 50.857 posti, a settembre le carceri del Paese sono arrivate a ospitare 53.930 persone. La Campania è tra le regioni dove l’aumento è più significativo, assieme al Trentino-Alto Adige (+2,7%) e all’Emilia Romagna (+1,8%). Se aumenta il numero dei detenuti è facile immaginare che risulti in aumento anche il tasso di affollamento. Sorprende, sotto questo aspetto, che la situazione sia più drammatica a Brescia Canton Monbello dove il tasso di affollamento è arrivato addirittura al 198,4%, a Grosseto con il 180%, a Brindisi con il 160,5%. Il carcere di Poggioreale registra invece un tasso di affollamento del 138,89%: non è tra le percentuali più alte del Paese ma è pur sempre la spia di una popolazione detenuta che si trova a vivere in spazi inadeguati e insufficienti, dove è facile che la pena rischi di trasformarsi in punizione e privazione dei diritti, anche di quelli più elementari.

Volendo puntare ancora la lente sul grande carcere cittadino, il più affollato della Campania e il più grande d’Europa, dal report di Antigone emerge che nessuno dei 2.100 detenuti presenti a fine settembre risulta assegnato al lavoro esterno; non ci sono, inoltre, detenuti al 41bis né in regime di semilibertà. Situazione diversa nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dove l’1,2% della popolazione detenuta è assegnato al lavoro esterno e dei 902 reclusi nella struttura dieci sono in semilibertà. Tuttavia, nell’analisi della situazione nel carcere sammaritano, il dato che più balza agli occhi è quello relativo ai provvedimenti di isolamento disciplinare: 194 casi in un anno, una percentuale pari al 21,5%. E qui la memoria torna ai tragici fatti del 6 aprile 2020 e al racconto dei detenuti picchiati dagli agenti e poi messi in isolamento per nascondere i segni delle percosse.

Avatar photo

Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).