L’intervista al reggente dell’amministrazione penitenziaria della Campania
“Carcere non rispetta la Costituzione, va migliorata la qualità della vita dei detenuti”, parla Carmelo Cantone

«Dispiace doverlo ammettere, ma in alcuni casi il carcere non rispetta la Costituzione. Vanno migliorate la qualità della vita dei detenuti, attraverso misure capaci di decongestionare le celle, e quella del lavoro degli operatori, attraverso massicce assunzioni di personale. Il Governo deve centrare questi obiettivi e deve farlo al più presto».
Carmelo Cantone è da poche settimane alla guida dell’Amministrazione penitenziaria della Campania. Ha preso il posto di Antonio Fullone, sospeso dal servizio perché coinvolto nell’inchiesta sui pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020 nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Eppure Cantone, 64 anni, da tempo provveditore dell’amministrazione penitenziaria di Lazio, Abruzzo e Molise, ha le idee chiare sulle emergenze e sui problemi strutturali che affliggono le carceri campane, inclusi quelli denunciati dagli avvocati delle Camere penali che a Ferragosto hanno visitato i penitenziari di Santa Maria Capua Vetere, Bellizzi e Ariano Irpino.
Nella prima struttura manca il collegamento alla rete idrica e, per bere e per lavarsi, i detenuti sono costretti ad acquistare l’acqua in bottiglia a prezzi spesso e volentieri triplicati rispetto a quelli praticati all’esterno; nei due penitenziari irpini, invece, i reclusi devono accontentarsi di una doccia al giorno e rinunciare alle attività trattamentali a causa della carenza di personale di sorveglianza. «Le direzioni hanno segnalato la mancanza di acqua che si presenta puntualmente quando la domanda è troppo elevata – fa sapere Cantone – Quanto ai prezzi delle merci in carcere, avvieremo una serie di ulteriori verifiche per accertare che essi siano in linea con quelli praticati nelle attività commerciali di riferimento».
Al netto delle emergenze, però, c’è pur sempre da fare i conti con i problemi strutturali dei penitenziari. E il primo è quello del sovraffollamento. Basti pensare che, nelle 15 prigioni regionali, al 31 luglio erano presenti 6.413 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 6.107 posti. In altri termini, dietro le sbarre c’erano ben 306 persone “di troppo”. «Il problema si attenuerà con la fine dello stato d’emergenza legato al Covid – spiega Cantone – Fino a quel momento, le direzioni saranno costrette ad allestire, all’interno delle carceri, spazi per la quarantena dei soggetti provenienti dalla libertà. Per il resto, la speranza è che il Governo acceleri sulle misure indicate dalla ministra Marta Cartabia: non solo un potenziamento delle strutture, ma soprattutto un ragionevole ampliamento del ricorso alle misure alternative, a cominciare dalla detenzione domiciliare. Se poi si riconoscesse al giudice di cognizione il potere di disporre la misura alternativa all’atto della pronuncia della sentenza di condanna, a quel punto centinaia di persone eviterebbero di transitare per il carcere e quest’ultimo ne guadagnerebbe in vivibilità».
L’altro grande problema strutturale è quello del personale. In Campania mancano all’appello circa 500 agenti di polizia penitenziaria. E questo si traduce in forti disagi sia per i detenuti, spesso costretti a rinunciare alle attività trattamentali a causa della mancanza di poliziotti che li sorveglino durante l’orario fissato proprio per quelle attività, sia per le stesse guardie carcerarie, rassegnate a lavorare in condizioni proibitive. Qualcosa potrebbe cambiare a settembre, quando saranno immessi in ruolo circa 970 agenti. Basteranno? Probabilmente no, se si considera che saranno suddivisi tra gli undici provveditorati dell’amministrazione penitenziaria nazionale e che, di conseguenza, in Campania ne arriveranno meno di un centinaio. «Più personale significa non solo più sicurezza, ma anche più formazione, più lavoro e più volontariato in carcere – conclude Cantone – Bisogna colmare al più presto le voragini nelle piante organiche, già abbondantemente sacrificate dalla legge Madia. È in dispensabile per avere penitenziari in linea con la Costituzione e con le leggi».
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