Spenti i riflettori sulle violenze del carcere di Santa Maria Capua Vetere è nuovamente calato il silenzio sulle carceri italiane. La violenza con cui lo Stato tratta i detenuti non fa altrettanta notizia, non suscita indignazione, non spinge i direttori dei giornali a fare prime pagine che gridano allo scandalo, né i politici a fare nuovi comunicati stampa. Silenzio. Cala il silenzio su una situazione che è invece drammatica e di violazione costante dei principi costituzionali come dimostra la denuncia dell’esponente radicale Rita Bernardini.

La presidente di Nessuno Tocchi Caino, anche quest’anno sta visitando diversi istituti di pena. Il suo racconto è una discesa agli inferi, un colpo allo stomaco per chi ancora crede nello Stato di diritto. «Io stessa – dice nell’intervista di Angela Stella – in diversi momenti ho pensato di collassare, figuratevi chi il caldo lo sorbisce tutto di giorno e di notte in celle roventi. Forse tanti cittadini non lo sanno, ma in molte carceri manca l’acqua per lavarsi e per bere». Tutto questo in celle affollate, dove non c’è sufficiente personale. Anche quello che potrebbe consentire di poter godere dell’ora d’aria quando non c’è il sole a picco.

Una circolare del Dap stabiliva che si potesse uscire quando la temperatura è meno alta. Invece, spiega Bernardini, la richiesta è rimasta lettera morta: «Le uniche circolari che sono applicate sono quelle repressive». Quale è dunque il bilancio delle visite? «Disastroso. Ho trovato direttori e comandanti eccellenti costretti a fare i conti con risorse, sia umane che materiali, risibili. Come ripete spesso Sergio D’Elia, è assurdo andare alla ricerca del carcere migliore. Occorre concepire qualcosa di meglio». Ma in Italia, anche a sinistra, per molti la soluzione è costruire nuove carceri.

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