«Il suicidio è qualcosa di imponderabile, eppure qualche domanda occorrerebbe porsela se nelle carceri italiane si decide di farla finita diciassette volte di più che fuori e se anche nella polizia penitenziaria si registrano molti più suicidi che nelle altre forze dell’ordine». Per Rita Bernardini, anima del partito radicale e presidente di Nessuno Tocchi Caino, la notizia di un nuovo suicidio in carcere, avvenuto sabato a Poggioreale dove un detenuto di 25 anni si è tolto la vita, non può essere archiviata come un semplice gesto di disperazione che attiene alla sfera esclusivamente personale di chi lo ha commesso. Per Rita Bernardini episodi come questo sono la spia di un sistema che non funziona. «Di uno Stato fuorilegge» dice, elencando i dati sul sovraffollamento che, anche in questo anno e mezzo di pandemia, continuano a essere allarmanti.

«Vogliamo vedere alcuni dati di illegalità del carcere di Poggioreale?», afferma prima di elencare i numeri delle risorse che mancano e dei detenuti che sono invece in esubero. Il carcere di Poggioreale ha una capienza regolamentare di 1.465 posti ma nelle celle si contano, secondo dati aggiornati a un mese fa, 2.125 detenuti, «con un sovraffollamento del 145%: una vergogna». E a fronte di detenuti in eccesso ci sono risorse risicatissime: dei 22 educatori previsti in pianta organica quelli effettivi sono 12, dei 911 agenti previsti in pianta organica quelli effettivi sono 747, dei 68 amministrativi previsti in pianta organica quelli effettivi sono 54. «È una vergogna», ripete Bernardini. «Non ho i dati riguardanti gli psicologi ma ho motivo di ritenere che siano pochi, considerato lo sfacelo della sanità in carcere dove – sottolinea ancora la leader radicale – il 30% dei detenuti è tossicodipendente e almeno il 25% ha problemi psichiatrici».

Per Bernardini occorre adottare misure per ridimensionare il livello di sovraffollamento, perché il sovraffollamento è la madre di tutte le criticità in carcere: «Sovraffollamento significa strutture che si deteriorano, significa che non si può garantire il diritto alla salute, significa scarsità di possibilità di lavoro, di studio, di attività culturali e/o sportive, scarsità di rapporti con i pochi educatori, i pochi psicologi, i pochi assistenti sociali, i pochi direttori, chiamati quest’ultimi spesso ad occuparsi di più istituti penitenziari o, negli istituti più grandi, a non avere il supporto necessario di vice-direttori. Significa enormi difficoltà ad assicurare il rapporto dei detenuti con i loro familiari e difficoltà di rapporti del detenuto con la magistratura di Sorveglianza la quale dovrebbe, in collaborazione con l’equipe trattamentale, frequentare e conoscere uno per uno i detenuti per prevedere un piano individualizzato di progresso e di reinserimento sociale. Anche la penuria di agenti si ripercuote negativamente sulle attività trattamentali, che devono comunque svolgersi in sicurezza».

Di qui l’appello: «Si approvino subito le proposte normative del deputato Roberto Giachetti per ridurre drasticamente la popolazione detenuta in tutte le carceri italiane – aggiunge la leader radicale – I garanti Samuele Ciambriello e Pietro Ioia fanno l’impossibile per tutelare i diritti dei detenuti a Napoli e in Campania, ma lo Stato continua a girare la testa dall’altra parte». «Anzi – tuona Bernardini – continua a trarre profitto dalla gestione di questa macchina che costa tre miliardi, perché tanto si spende per l’amministrazione penitenziaria ogni anno». Un pachiderma che schiaccia diritti e garanzie, dunque. «Pensiamo ai tossicodipendenti – ragiona la leader dei radicali -, non dovrebbero stare in carcere ma in altri istituti per essere aiutati e non accade perché il problema è che non ci sono tante strutture di questo tipo sul territorio e alla fine si opta sempre per il carcere, dove ci finiscono anche i casi psichiatrici». Criticità che si sommano a criticità: «Si buttano tre miliardi per creare strutture che creano recidiva e disperazione», conclude Bernardini.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).