Il paradosso è evidente: mentre il governatore campano Vincenzo De Luca annuncia che «la campagna vaccinale in Campania va avanti in modo eccellente», da due settimane la somministrazione del siero anti-Covid è al palo nel carcere di Poggioreale, struttura tra le più affollate in Europa dove, di conseguenza, è impossibile osservare il distanziamento sociale. A certificarlo sono le statistiche che parlano di soli 24 detenuti vaccinati a fronte di una popolazione carceraria di 2.118 persone. Non va meglio a Secondigliano dove, dopo un avvio incoraggiante, la campagna vaccinale si è bloccata a 56 detenuti immunizzati a fronte di una platea di 1.159 persone.

Certo, la campagna è su base volontaria e quindi la quota di vaccinati va calcolata non sul totale dei detenuti presenti, ma sul numero di quelli che hanno accettato di farsi inoculare il siero anti-Covid. Ed è altrettanto vero che la guerra al virus è stata finora condizionata dalle poche dosi di farmaci disponibili. Il dato fornito da Samuele Ciambriello, garante regionale delle persone private della libertà, è però ugualmente preoccupante se si considerano il rischio sanitario connesso al sovraffollamento e la presenza di detenuti attualmente positivi al Covid: dieci a Poggioreale e quattro a Secondigliano più uno a Santa Maria Capua Vetere. «Nei due principali penitenziari napoletani – spiega Ciambriello – la campagna vaccinale si è fermata proprio quando dal commissario Figliuolo è arrivato il via libera alle immunizzazioni a scaglioni e a oltranza, senza limiti connessi all’età».

Il garante dei detenuti ha sollecitato i vertici dell’Asl Napoli 1 che hanno assicurato 350 vaccinazioni a Secondigliano e 250 a Poggioreale a partire da martedì. «La campagna deve riprendere subito e a tambur battente, non a macchia di leopardo – aggiunge Ciambriello – Non è accettabile che i detenuti siano trattati come “figli di un dio minore” perché il diritto alla salute va garantito a tutti, a cominciare da chi è più esposto al contagio». Il problema riguarda anche il personale della polizia penitenziaria, gli educatori e tutti gli altri soggetti che, entrando e uscendo continuamente dai penitenziari, potrebbero contrarre il virus all’esterno per poi trasmetterlo a chi vive dietro le sbarre. Di qui la necessità di immunizzarli al più presto. Attualmente il personale vaccinato tocca quota 2.240 su una platea di 4mila unità, mentre i poliziotti attualmente positivi al Covid sono 48 e rischiano di scatenare o alimentare pericolosi focolai.

Eccezion fatta per Napoli, la campagna vaccinale fa segnare risultati incoraggianti. I detenuti immunizzati sono circa 380 nel Casertano, 38 tra Benevento e Airola, 246 tra Salerno, Eboli e Vallo della Lucania, 102 tra Avellino, Ariano Irpino e Sant’Angelo dei Lombardi. Ottima la performance del carcere femminile di Pozzuoli dove, in soli due giorni, il siero anti-Covid è stato somministrato a 122 detenute su 130: probabilmente un record nazionale. In totale, in Campania, i reclusi vaccinati sono circa 1.400 su circa 19mila in tutta Italia. Il dato è tutto sommato positivo, ma non ancora sufficiente per garantire un’alta protezione dal Covid a chi vive o lavora nei penitenziari di Napoli e dintorni. «La vaccinazione è un diritto–dovere per chi accede e per chi è dentro il carcere – conclude Ciambriello – Bisogna accelerare, magari puntando sul vaccino a dose unica che evita complicazioni burocratiche e presenta diversi vantaggi organizzativi».