Sarà l’autopsia a fare chiarezza sulle cause che hanno portato al decesso di Mariano Svetti, il 38enne deceduto venerdì 16 aprile nel carcere di Poggioreale. La salma dell’uomo, malato di Aids e cirrosi epatica, è stata trasferita al Secondo Policlinico di Napoli in attesa dell’esame autoptico.

Svetti era ristretto nel padiglione Roma, quello riservato ai tossicodipendenti, e si era costituito presso la casa circondariale Giuseppe Salvia il 16 gennaio scorso. Doveva rispondere di ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale e nei prossimi giorni era attesa l’udienza con l’ipotetico trasferimento in comunità.

Padre di tre figli di 10, 6 e 3 anni, Svetti era originario di Afragola ma viveva con la moglie a Boscoreale. Il giorno prima del decesso, giovedì 15 aprile, aveva parlato, in videochiamata, con la donna. Mercoledì aveva incontrato il suo avvocato e avuto una consulenza epidemiologica per i problemi al fegato. La famiglia, attraverso l’avvocato Francesco Paolo Chioccarelli, è pronta a nominare un perito di parte. Tuttavia – come conferma lo stesso legale e Samuele Ciambriello, garante campano dei detenuti – Svetti era seguito da settimane dal Sert del penitenziario napoletano che aveva individuato, in attesa dell’udienza, anche una comunità di recupero.

“In carcere non si muore soltanto di suicidio – sottolinea Ciambriello – ma anche a causa delle condizioni delle stesse carceri carcere, dello stato di abbandono in cui si trova la sanità penitenziaria anche se, proprio in questo triste caso, il detenuto tossicodipendente è stato seguito passo dopo passo. Sono felice che ci sarà l’autopsia per far luce sulla morte”.

Ciambriello poi si dice “amareggiato come garante” per le misure alternative al carcere che non sempre vengono concesse, nonostante la pandemia in corso. “Non voglio limitarmi a dare nomi e a dare numeri. Però proprio i numeri servono a far prendere coscienze anche in questo periodo eccezionale dove credo sia necessario, dove è possibile, adottare misure alternative al carcere”.

La vicenda è seguita anche da Pietro Ioia, garante del comune di Napoli, anche lui contattato dalla famiglia del detenuto.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.