L'intervista
8 marzo, nasce il nuovo partito Libdem. Roberto Bellia: “Venite a vedere dei giovani che vogliono riprendere a fare politica”

L’8 marzo quest’anno non solo festa della donna, ma sarà ricordato anche come il giorno in cui i liberaldemocratici d’Italia avranno un partito di rappresentanza. Al Presidente di Nos Roberto Bellia abbiamo chiesto cosa direbbe, se dovesse fare un appello alla partecipazione all’evento di lancio: «Venite a vedere dei giovani che vogliono riprendere a fare politica». Dritto al punto.
Nos, Libdem, Orizzonti liberali e Liberalforum fusi in un unico partito. Chi ha avuto l’idea?
«L’idea è nata post elezioni, un insieme di esigenze condivise di soggetti diversi. Un momento certamente molto importante è stato lo scorso il 14 settembre, un evento al Garden di Milano organizzato da Alessandro Tommasi, nel quale abbiamo messo sullo stesso palco, contestualmente Andrea Marcucci, Elena Bonetti e Luigi Marattin: è emerso che tutti e tre, avevano le stesse priorità».
Cosa distinguerà questo nuovo partito dagli altri?
«Non saremo un partito che prende un posizionamento politico e lavora per autoreferenzialità, come avviene spesso. Puntiamo a ottenere una comunicazione importante con i cittadini e a confrontarci con i giovani sulla questione generazionale. Puntiamo a essere un partito che prova a lavorare nell’area politica di riferimento, non per scindere ma per costruire».
I punti cardine della vostra politica.
«Riduzione della spesa pubblica, riduzione delle tasse al ceto medio, intervenire nel divario intergenerazionale, arginare l’emorragia degli italiani in fuga e riprendere in mano la questione meridionale, di cui non si parla da troppo tempo. Tra l’altro, in questo complicatissimo momento storico, è necessario compattare tutte le persone, in politica e non, che hanno valori comuni legati allo stato di diritto e alla democrazia, che siano allineate sui diritti fondamentali e per l’integrazione europea».
A proposito di Europa, tutte e quattro le componenti del partito sono allineate sulla politica estera?
«Assolutamente sì. Siamo per il rafforzamento dell’integrazione europea anche dal punto di vista di difesa comune, non tanto in quanto riarmo dell’Ue ma in quanto strategia di difesa, e per un uso consapevole delle risorse a disposizione, come per esempio la cooperazione rafforzata, che i trattati europei consentono. Oggi è un momento storico in cui tanti leader europei, anche con orientamenti contrastanti si muovono nella stessa direzione. L’Italia non può e non deve disallinearsi da quest’asse».
Possiamo dire che in Italia, nel 2027 il bipolarismo non sarà più un problema?
«Credo che per allora, avremo un assetto politico e culturale molto diverso: già oggi vediamo che nello scenario politico italiano, fondato appunto sul bipolarismo ci sono, sia nel Governo (Lega) sia all’opposizione (M5S), delle correnti antieuropeiste. Quindi, secondo me lo scontro politico del 2027 non sarà tra centro destra e centro sinistra, bensì sarà tra europeisti convinti e liberaldemocratici, e posizioni estreme, come sovranisti, reazionari e populisti».
Cosa avete approvato e disapprovato di questo Governo, finora?
«Il premierato potrebbe essere un buon punto di partenza, ma con dei contrappesi maggiori a livello istituzionale, che sono necessari. Sono contrario soprattutto alla questione dell’immigrazione – al di là del caso dell’Albania, uno spreco di risorse infinito – e alla sua propaganda sbagliata. Non ho apprezzato neanche l’ambivalenza della Premier, Giorgia Meloni sul piano internazionale, soprattutto in questo momento in cui è più che mai necessario prendere posizione».
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