Non sono i lavori di manutenzione il problema. In tutte le grandi città europee – Londra, Parigi, Berlino, Milano, perfino Roma – le metropolitane si fermano per ammodernamenti o sicurezza. È normale. La differenza vera è che lo si sa con largo anticipo: mesi prima si informa, si spiega, si offrono soluzioni alternative. Si rispettano i pendolari. A Napoli no. Qui si chiudono all’improvviso tre stazioni chiave – Piscinola, Chiaiano, Frullone – senza spiegazioni chiare, senza un piano traffico credibile, senza rassicurare i cittadini che dal 23 giugno dovranno affrontare strade già ingolfate come corso Secondigliano, viale Maddalena, via Toscanella o via Santa Maria a Cubito.

La verità che nessuno dice

Il problema, grave e cronico, è l’assenza di comunicazione. Nessuna campagna nei quartieri, nessun piano per le navette sostitutive – e l’esperienza fallimentare durante la chiusura della funicolare di Chiaia insegna: sei bus previsti, poi due, poi nessuno. Perfino il servizio su gomma è stato previsto in ritardo, dopo le proteste dei cittadini. La politica locale? Distratta su vicende che regalano più visibilità sui giornali. E chi decide non prende certo la metro ogni giorno partendo da una di quelle tre fermate. La verità che nessuno dice è un’altra: i binari al momento sono sicuri. ANSFISA (l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie) non ha imposto limitazioni, i treni viaggiano regolarmente e, se ci fossero problemi, viaggerebbero a una velocità ridotta. Probabilmente si è deciso di anticipare i lavori di qualche anno perché i fondi Pnrr hanno scadenze rigide, con step che ormai non si possono più rimandare o prorogare. Per non perdere il finanziamento, si corre a fare i lavori ora, anche a costo di fermare la linea per intero in alcuni tratti.

A Napoli si improvvisa

E così, ancora una volta, si sceglie di non dire tutto, di non spiegare, di non preparare. Salvo poi stupirsi se la fiducia dei cittadini crolla e il disagio esplode. Perché la verità è semplice e sotto gli occhi di tutti: a Londra o a Milano si programma, ormai perfino a Roma. A Napoli invece si improvvisa. Lì il pendolare è parte della città, qui è un fastidio da gestire. È il solito copione partenopeo: si chiude, si taglia, si spera che passi la polemica. E chi si lamenta? Faccia pure. Tanto – come scriveva Peppe Lanzetta – da queste parti si resta sempre figli di un Bronx minore, dimenticati, condannati a sapere tutto solo a cose fatte. O a lavori quasi iniziati.

Vincenzo Strino

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