Nella nostra regione può succedere che una rapina finisca in tragedia e che qualcuno resti ucciso, ma ci sono più probabilità di morire per mano di una persona che detiene regolarmente un’arma che per mano di un rapinatore. Dal confronto dei dati Istat con quelli dell’Osservatorio OPAL emerge che nel triennio 2017-19 a fronte di 7 omicidi in tutta la Campania per furti o rapine ne sono stati commessi 11 con armi regolarmente detenute. Gran parte delle licenze per armi è rilasciata nella provincia di Napoli (42.660 licenze), e poi di Salerno (25.434 licenze), Caserta (23.407), Avellino (14.553 licenze) e infine Benevento (11.031 licenze) per un totale di 117.085 licenze in tutta la Campania.

«Occorre informare correttamente i cittadini, spiegare con precisione quanto dice la legge e non manifestare le proprie convinzioni se non, addirittura, farsi portavoce di istanze di giustizia fai-da te. Inoltre, ogni licenza per armi dovrebbe essere sottoposta a rinnovo annuale e per ottenerla e rinnovarla andrebbero resi obbligatori esami tossicologici e una valutazione psichiatrica. Ma occorre soprattutto rivedere tutta la normativa sulla detenzione di armi». Ne è convinto Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia.

C’è un’enorme diffusione di armi in Campania e l’ultimo episodio di Ercolano dimostra quanto sia pericolosa e fuori controllo la situazione. Lei cosa pensa?
«Da quanto sta emergendo dalle indagini, quello di Ercolano appare un duplice omicidio ben lontano dalla legittima difesa. Ma si situa in un contesto in cui le forze politiche della destra hanno per anni diffuso lo slogan “la difesa è sempre legittima”. Lo hanno fatto soprattutto in occasione delle modifiche apportate nel 2019 all’articolo 52 del Codice Penale. L’articolo, pur modificato, prevede tuttora che per essere legittima la difesa deve rispondere a criteri precisi (“necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta”), ma la tenace propaganda politica ha lasciato intendere che quel “sempre” introdotto nella legge (“sussiste sempre il rapporto di proporzionalità”) costituisse un lasciapassare per farsi giustizia da soli a fronte di un “grave turbamento” dovuto alla semplice percezione di una minaccia per se o la propria proprietà».

Qual è la soluzione per arginare questo fenomeno?
Innanzitutto occorre informare correttamente i cittadini: in questo sia le forze politiche e i mass- media hanno una enorme responsabilità perchè troppo spesso invece di riportare e di spiegare con precisione quanto dice la legge tendono a manifestare le proprie convinzioni se non, addirittura, a farsi portavoce di istanze di giustizia fai-da te e anche di vendetta: in una frase direi meno propaganda e più informazione. Ma è necessario poi rivedere ampiamente le norme che regolamentano il possesso d’armi in Italia».

Cioè?
«Oggi in Italia a qualsiasi cittadino, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicodipendente è consentito ottenere una licenza per armi dopo aver superato un breve esame di maneggio delle armi ed un controllo da parte della Questura sui precedenti penali. Dal punto di vista medico, tutto si basa sul certificato anamnestico, di fatto un’autocertificazione controfirmata dal medico curante e una visita presso l’Asl simile a quella per ottenere la patente di guida: non è prevista, di solito, alcuna visita specialistica, né un esame tossicologico, né una valutazione psichiatrica nemmeno per gli anziani. Inoltre, le tre licenze più richieste (tiro sportivo, uso venatorio e nulla osta) devono essere rinnovate solo ogni cinque anni ripresentando solo la certificazione medica, senza alcun esame clinico specifico».

Servirebbero quindi controlli più stringenti anche sui requisiti psichici di chi richiede l’arma?
Esattamente: non è possibile che tutto si basi su un’autocertificazione firmata dal medico curante e una breve visita all’ASL, simile a quella per ottenere la patente di guida. Ogni licenza per armi dovrebbe essere sottoposta a rinnovo annuale e per ottenerla e rinnovarla andrebbero resi obbligatori esami tossicologici e una valutazione psichiatrica: se è vero, infatti, che non si può prevedere del tutto la deriva violenta di una persona sarebbe però importante valutarne preventivamente e di frequente lo stato di salute mentale, soprattutto nel caso di anziani, ed accertare clinicamente la non assunzione di droghe. Ma occorre soprattutto rivedere tutta la normativa sulla detenzione di armi».

Cosa intende dire?
«Oggi le tre licenze più diffuse (tiro sportivo, caccia e nulla osta) permettono non solo di detenere un gran numero di armi, ma anche armi che non riguardano l’attività per cui vengono richieste. Si tratta di un vero arsenale: tre revolver o pistole semiautomatiche con caricatori fino a 20 colpi, dodici armi cosiddette “sportive” – tra cui rientrano i famigerati fucili semiautomatici AR-15, i più usati nelle stragi in America – con un numero illimitato di caricatori da 10 colpi e un numero illimitato di fucili da caccia, più 200 munizioni per armi comuni e 1.500 munizioni da caccia. Ogni licenza deve essere ricondotta alla sua ragion d’essere: solo armi e munizioni non letali per la difesa abitativa, armi in numero limitato e senza poter detenere munizioni per la licenza per “tiro sportivo” e solo armi da caccia e munizioni solo nella stagione di caccia per chi pratica la caccia. Chi lecitamente pratica queste attività non subirà alcuna limitazione e ne beneficeremo tutti perchè una cosa è ormai evidente: da alcuni anni gli omicidi con armi legalmente detenute superano ampiamente quelli per furti e rapine tanto che oggi in Italia è maggiore il rischio di essere uccisi da un legale detentore di armi che da un rapinatore. È ciò che hanno sperimentato, purtroppo, i due giovani di Ercolano».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.