Duplice omicidio di camorra a Napoli dove nel pomeriggio di lunedì 31 gennaio due uomini sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco. L’agguato è avvenuto all’interno del Parco dei Colombi, nel rione Don Guanella, zona a cavallo tra i quartieri di Miano e Scampia (periferia nord). Stando a quanto appreso, le due vittime si chiamavano Giuseppe Di Napoli, 35 anni, e Pasquale Torre, 45 compiuti poche settimane fa. Entrambi avevano precedenti. 

Le indagini sono affidate agli agenti della Squadra Mobile di Napoli diretti dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini. Sul luogo del duplice omicidio anche la Scientifica per i rilievi. Sia Di Napoli che Torre sarebbero stati raggiunti da diversi colpi d’arma da fuoco. Torre è stato ucciso mentre si trovava all’interno di un’auto, una Fiat Punto di colore bianco, Di Napoli invece poco distante dalla vettura. Ignoto, per il momento, il numero dei killer entrati in azione, presumibilmente in sella a scooter, all’interno del parco. Non è chiaro se nella zona sono presenti telecamere.

Dalle prime informazioni, il duplice omicidio rientrerebbe nella faida in corso negli ultimi anni tra due gruppi malavitosi (Cifrone-Tipaldi e Balzano-Scarpellini) in campo per raccogliere l’eredità del clan Lo Russo, i “Capitoni” di Miano. Ma c’è un dettaglio che gli inquirenti stanno analizzando e approfondendo in queste ore.

Ucciso il fratello del pentito Mariano Torre

Pasquale Torre, detto ‘patanella’, era il fratello di Mariano Torre, 33 anni, collaboratore di giustizia dopo aver militato nel clan Lo Russo nel periodo in cui a guidare l’organizzazione c’era Carlo Lo Russo. Torre jr fu coinvolto nell’omicidio del giovane Genny Cesarano, 17 anni, ucciso nel corso di una stesa nel Rione Sanità il 6 settembre 2015. Non si esclude dunque nemmeno l’ipotesi di una vendetta trasversale.

Immediate le reazioni politiche dopo l’ennesimo agguato di camorra registrato in città negli ultimi mesi. “Quanto ancora bisognerà aspettare che dalle parole di Lamorgese si passi ai fatti per garantire la sicurezza nei nostri territori? Nel frattempo, a pochi giorni dall’ultima visita del ministro a Napoli, la camorra torna ad alzare la testa, colpendo in pieno giorno. Ministro, il tempo è già ampiamente scaduto, basta con i proclami e gli annunci di facciata, ci si attivi da subito per dotare la città di forze, strutture e mezzi adeguati per contrastare l’emergenza criminalità e far sentire concretamente la presenza dello Stato”. È quanto afferma Severino Nappi, consigliere regionale e coordinatore della città metropolitana di Napoli della Lega.

“La camorra torna a sparare e uccidere a Napoli. Due le vittime dell’agguato di poco fa al rione Don Guanella a Nord della città. La prima vittima è stata uccisa in auto, l’altra ha tentato invano di scappare. È fondamentale la lotta ai clan. Non è più tollerabile che nella terza città d’Italia, ogni giorno persone innocenti rischiano di trovarsi al centro di agguati, ‘stese’ ed esplosione di ordigni. Gli ultimi sequestri di armi a Frattaminore, di una bomba piena di chiodi a Cardito e il verificarsi di scontri cruenti come ad Arzano, ci mostrano come la camorra persegua una strategia di potere con un’evidente modalità terroristica. Occorre intervenire subito per disarmare Napoli e la sua area metropolitana”. Lo afferma in una nota il senatore Sandro Ruotolo del Gruppo Misto.

Il precedente omicidio di Tipaldi

L’ultimo omicidio nella zona risale al 12 novembre scorso quando in un circoletto tra Miano e Piscinola, periferia nord di Napoli, al civico 444 di via Vincenzo Janfolla, quella che una volta era considerata la strada del clan Lo Russo, i killer uccisero Giuseppe Tipaldi, 38 anni compiuti lo scorso aprile, è stato raggiunto da numerosi proiettili che non gli hanno lasciato scampo.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine e considerato in passato contiguo al clan dei ‘Capitoni‘, disintegrato nel corso degli ultimi anni da arresti ma, soprattutto, dalla decisione dei vertici apicali di intraprendere la strada delle collaborazione con la giustizia.

La faida di Miano per l’eredità del clan Lo Russo

Nella zona compresa tra i quartieri Miano e Piscinola è in corso negli ultimi anni lo scontro tra due gruppi malavitosi (Cifrone-Tipaldi e Balzano-Scarpellini) in campo per raccogliere l’eredità del clan Lo Russo, segnato dall’avvio della collaborazione con la giustizia di quasi tutti i suoi elementi apicali.

Prima dell’omicidio di Tipaldi, a cadere sotto una pioggia di piombo fu il 30enne Antonio Avolio, ammazzato alle 11 di mattina del 24 giugno scorso in via Teano, tra i quartieri di Miano e Piscinola, mentre era alla guida di uno scooter e aveva da poco mangiato uno snack.

Il ferimento di Di Caprio

Il 10 giugno scorso Salvatore Di Caprio, 37enne già noto alle forze dell’ordine e arrestato nel 2013 nell’ambito di un maxi-blitz contro il clan Di Lauro, è stato ferito da un colpo d’arma da fuoco al polpaccio sinistro e si è recato in ospedale su uno scooter guidato da un conoscente che si è prontamente dileguato. Agli agenti della Squadra Mobile ha riferito di essere stato ferito da sconosciuti a Miano, quartiere a nord di Napoli, senza però fornire ulteriori indicazioni utili per i rilievi degli investigatori.

L’omicidio di Salvatore Milano

Lo scorso 22 aprile in una caffetteria di via Vittorio Veneto a Miano, i killer ammazzarono Salvatore Milano, 60enne già arrestato in un blitz contro il clan Lo Russo nel 2010. L’uomo risiedeva a Scampia e lo scorso settembre venne già ferito a colpi d’arma da fuoco in circostanze mai chiarite. Si presentò nella notte tra il 13 e il 14 settembre all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli per una ferita d’arma da fuoco alla spalla. Ai carabinieri intervenuti nel nosocomio flegreo raccontò di essere stato ferito da un commando mentre si trovava all’interno della propria auto a Giugliano, comune a nord della città, nel corso di un tentativo di rapina.

Lo scorso 24 febbraio si è verificato un altro agguato. Cinque i proiettili esplosi, tre quelli andati a segno e che hanno raggiunto la vittima, mentre si trovava in auto, ad entrambe le braccia. Bernardo Torino, 34enne con precedenti per rapina, è arrivato al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli ed è stato assistito dai sanitari del presidio ospedaliero e le sue condizioni non sono ritenute gravi.

Ai carabinieri del Nucleo Operativo del Vomero intervenuti, l’uomo ha racconto di essere stato vittima di una rapina avvenuta in corso Marianella, all’altezza del civico 68, nel quartiere Piscinola. Ad agire, secondo la sua versione, due uomini in sella a uno scooter che hanno affiancato l’auto sulla quale viaggiava esplodendo tre colpi d’arma da fuoco dopo aver fallito il tentativo di impossessarsi dell’orologio. Informazioni dettagliate che hanno trovato riscontro effettivo perché nel luogo indicato i militari hanno trovato l’auto di Torino con tre fori nella fiancata. A terra sono stati trovati cinque bossoli. Tuttavia a non convincere i carabinieri della Compagnia Vomero è la versione fornita dal 34enne, cugino di Luigi Torino, a sua volta figlio di Salvatore Torino, alias ’o cassusaro (chi prepara o vende le gazzose), in passato legato al clan Lo Russo di Miano, area a nord di Napoli, prima di creare un proprio gruppo camorristico e dar vita alla faida contro il clan di Giuseppe Misso per la conquista del Rione Sanità nel 2006. Il figlio, Luigi Torino, venne ferito in un agguato di camorra lo scorso 14 giugno 2019 e, secondo le ultime informative delle forze dell’ordine, è attualmente vicino a uno dei due gruppi malavitosi in campo per raccogliere l’eredità del clan Lo Russo, segnato dall’avvio della collaborazione con la giustizia di quasi tutti i suoi elementi apicali. In questo scenario potrebbe rientrare il ferimento di Bernardo Torino. E’ questa la pista seguita dagli investigatori.

Nel gennaio 2020 l’omicidio di Stefano Bocchetti sempre in un circoletto

Nelle prime ore del 23 gennaio scorsi, i carabinieri sono intervenuti in una sala slot di via Vincenzo Valente a Miano, periferia nord, dove poco prima era stata segnalato il ritrovamento del cadavere di un uomo, ucciso a colpi d’arma da fuoco.

La vittima si chiamava Stefano Bocchetti, 43enne pregiudicato in passato ritenuto dagli investigatori vicino al clan Lo Russo.

Redazione

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