Nessuno, proprio nessuno può davvero immaginare che la sicurezza pubblica, in Italia, sia messa a rischio dall’anarchico Alfredo Cospito. Che in ogni caso resterà chiuso in prigione. Né che per mantenere la pace sociale sia necessario isolarlo e tenerlo in un regime carcerario duro, sospendendo per ragion di Stato la legalità costituzionale.
Penso sia evidente che se Alfredo Cospito sarà restituito a un normale regime carcerario, come lui chiede, nessuno rischierà niente e lo Stato non avrà ceduto a nessun ricatto. La scelta di sospendere il regime di 41 bis (che fu deciso dalla ministra Cartabia, otto mesi fa, ai danni di Cospito) non è una scelta politica. Non c’è bisogno di dividersi su basi ideali, o ideologiche, o di appartenenza ai partiti. La questione, ridotta ai minimi termini, è strettamente di buonsenso.
Basta rispondere a questa domanda: ha un senso lasciare consapevolmente che una persona muoia, per ragioni essenzialmente burocratiche, o per puntiglio? Io credo che esista una sola risposta. No. Non cambia niente, immagino, se la persona che risponde sia di sinistra o sia di destra. Se sia una persona religiosa, o sia ateo. Salviamolo e basta. Non voglio neppure entrare nel merito della discussione sulla legittimità del carcere duro, né sulla giustezza o sulla assurdità di una pena all’ergastolo rifilata a una persona che non ha ucciso nessuno.
Pongo esclusivamente il problema umanitario. E contro trovo un muro: una maggioranza di centrodestra per la prima volta compatta. Dicono ci sia una questione di principio. Di che razza di principio si tratti non l’ho capito. E vicino al muro c’è anche un muretto. Quello di una opposizione indifferente. Che brutta immagine di paese ne ne vien fuori.
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