Alfredo Cospito, detenuto nel carcere di Sassari dove sta scontando una pena non ancora determinata in via definitiva, è in sciopero della fame ormai da tre mesi. La sua protesta origina dalla decisione di sottoporlo, dall’aprile 2022, al regime del 41 bis, il carcere duro introdotto in Italia negli anni delle stragi di mafia del 1992. Cospito è stato condannato per l’attentato contro Roberto Adinolfi, ad. di Ansaldo nucleare, e all’ergastolo per strage contro la sicurezza dello Stato. La condanna si riferisce a due pacchi bomba contro la scuola Allievi Carabinieri che non hanno fatto morti, feriti, o danni gravi.

Qualificato come delitto contro la pubblica incolumità nei primi due gradi di giudizio, a luglio 2022 il reato è stato modificato in delitto di strage per opera della Cassazione. Poi il rifiuto della collaborazione e l’applicazione dell’ostatività: Cospito è condannato all’ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale e di ottenere benefici. Se fino ad aprile, pur sottoposto al regime di Alta sicurezza da ormai dieci anni, al detenuto era concesso di comunicare con l’esterno, di scrivere e ricevere corrispondenza, l’applicazione del 41 bis cambia radicalmente le condizioni carcerarie. Contro tutto questo Cospito, dal 20 ottobre 2022, ha scelto di intraprendere lo sciopero della fame. Anche perché la finalità del regime speciale è quella di interrompere le relazioni tra il recluso e l’organizzazione criminale esterna. Qualunque misura e qualunque limitazione deve tendere a questo scopo. Diversamente, e senza ragione documentata, non ha un fondamento legale. Il 41 bis significa il cielo oscurato da una rete, tutta la giornata chiusi in una cella, un’ora d’aria al giorno in cubo di cemento con mura alte, deprivazione sensoriale.

Ovviamente è giusto che il detenuto sconti la pena per i reati commessi. Certezza della pena e equo processo dovrebbero essere gli obiettivi di un sistema giudiziario democratico, trasparente, credibile. La decisione del Ministero di Giustizia italiano sull’applicazione del 41 bis, avvenuta dopo 6 anni dall’ultima condanna, appare sbagliata e sproporzionata. E il dibattito in corso sul 41 bis, connesso alla cattura di Matteo Messina Denaro e alle ipotesi di trattative più o meno lecite relative all’ergastolo ostativo per alcuni mafiosi, rischia di inghiottire la vita di una persona, oltre che un bel pezzo dello Stato di diritto. Nel silenzio generalizzato di intellettuali, giornalisti, classe politica perché ci sono esistenze che rischiano di valere niente. Lo stato di salute del detenuto si è aggravato notevolmente dall’inizio dello sciopero della fame. Ad oggi Cospito ha perso 40 kg e afferma di non volersi sottoporre ad alcun trattamento medico forzato. Dovremmo essere tutti preoccupati della sua situazione di salute, anche dopo aver letto sulla stampa alcune dichiarazioni del medico che lo ha in cura. Peraltro appare grave la diffida del carcere di Bancali alla dottoressa Milia a prendere parola pubblica sul caso. Così come è da contrastare il tentativo di zittire i media, e in particolare Radio Onda d’Urto.

Per questi motivi ho presentato un’interrogazione urgente alla Commissione europea, informandola dei fatti e mettendo in evidenza la situazione attuale del detenuto dal punto di vista del rispetto e della tutela dei diritti umani e della dignità della persona, considerando estremamente pericoloso il rischio a cui il detenuto si sta sottoponendo. Il Ministro Nordio ha riaperto una discussione sul garantismo e per essere credibile deve dimostrare che il garantismo non vale solo per i potenti. A lui chiedo di agire con urgenza e rimuovere immediatamente il regime di carcere duro a cui è costretto Cospito. Le sue condizioni fisiche sono già gravi. Lo Stato non può lasciare morire un uomo che si batte contro un regime carcerario ingiusto. E lo Stato, in Europa, non può ammettere vendette né rappresaglie. Sono convinto che una presa di posizione chiara di Bruxelles possa favorire una soluzione positiva a questa situazione. Facciamo in fretta perché non abbiamo più molto tempo.