“Il processo penale è assolutamente incompatibile con i rimedi telematici, perché per sua natura è caratterizzato da oralità e immediatezza, e il dibattimento è il momento centrale per la verifica dell’ipotesi accusatoria che, soprattutto nei processi nati da indagini preliminari troppo lunghe e in cui la difesa ha poco spazio, necessita della presenza in aula di tutte le parti”. L’avvocato Alfredo Sorge, penalista e consigliere dell’Ordine degli avvocati di Napoli, affronta il tema delle fasi di questa emergenza e mette in evidenza come sia fondamentale ripensare già da ora al futuro.

Avvocato Sorge, la pandemia ha creato un’emergenza e in molti ambiti ha reso trasparenti criticità prima nascoste o ignorate. È così anche per la giustizia?
“Certamente. La pandemia ha messo in evidenza una serie di problematiche, innanzitutto quella della detenzione carceraria, che in Italia è eccessiva. Ci sono troppi detenuti in custodia cautelare, privati persino di un primo giudizio. Questo abuso è venuto fuori adesso in maniera più evidente, ma già si sapeva. L’ennesimo grido di dolore è arrivato dal Papa ed è giunto il momento di affrontare la situazione dei tanti detenuti che sono in carcere per reati non pericolosi e con condanne che, se funzionassero meglio i Tribunali di merito e di Sorveglianza, non li costringerebbero in carcere”.

Si potrà cogliere questa crisi per migliorare la giustizia?
“Me lo auguro. Quando si riprenderà, bisognerà adottare alcuni accorgimenti. Mi riferisco non solo a tutte le cautele del caso come la distanza di sicurezza, le mascherine e così via, ma soprattutto all’impossibilità che si verifichi di nuovo la contestuale chiamata di decine di procedimenti. Si deve evitare che, come accaduto finora, in un ruolo di un giudice monocratico, a Napoli ma penso di poter parlare a livello nazionale, in una giornata vi siano anche 25 o 30 udienze, molte delle quali impossibili da trattare per ovvie esigenze di tempo. Se si vuole una ripresa efficace, quindi, sarà necessario rivedere l’organizzazione dei processi stabilendo innanzitutto degli orari per l’inizio delle udienze ed evitando che per tutti i procedimenti i decreti di citazione siano previsti per le ore 9. Seguendo l’esempio di altri Tribunali, anche a Napoli tutti i giudici dovranno fissare le udienze a orari scadenzati nell’arco della mattinata e del primo pomeriggio in modo da evitare affollamenti”.

Parlando del Tribunale di Napoli impossibile non pensare alle lunghe code in attesa degli ascensori o alle aule superaffollate in occasioni dei processi più eclatanti. Come evitare tutto ciò?
“Purtroppo questo è un problema solo napoletano. Tra gli anni Settanta e Ottanta fu fatta la pessima scelta di costruire il palazzo di giustizia in altezza e questo ha determinato un enorme problema per quanto riguarda gli ascensori: lo spostamento di avvocati e personale giudiziario andrà ripensato secondo una diversa ottica organizzativa. Suggerirei il trasferimento delle cancellerie nelle aule in basso dove noi avvocati ma anche gli stessi cancellieri potrebbero ricevere gli atti smistati dai cancellieri degli uffici ai piani superiori. Potrebbe essere una soluzione almeno per i momenti iniziali e più delicati della ripresa”.

Quale appello rivolgerebbe ai vertici degli uffici giudiziari?
“Ritengo che sia la presidente del Tribunale Garzo sia il presidente della Corte di Appello De Carolis, così come i vertici della Procura Riello e Melillo, siano perfettamente all’altezza e queste problematiche che abbiamo commentato le apprezzino bene come gli avvocati. Sicuramente faranno di tutto per organizzare i processi nella maniera migliore possibile” .

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).