Ha aspettato la sorella sotto cosa per ore. Appena l’ha vista uscire nel vialetto di casa le ha chiesto soldi, ancora una volta. All’ennesimo rifiuto l’ha aggredita colpendola con il coltello. Alice Scagni, 34 anni, è stata uccisa in strada dal fratello Alberto Scagni, 40 anni. Una violenza assurda che si è abbattuta sulla giovane mamma di un bimbo di appena due anni sotto forma di una pioggia di coltellate: 20 in totale, 17 alla schiena e tre all’addome. È accaduto la sera del primo maggio a Genova, verso le nove e mezza di sera, in via Fabrizi, in un quartiere residenziale del levante genovese, Quinto.

Il marito di Alice, sentendo le grida della moglie è corso per aiutarla ma è riuscito appena a segnalare la direzione di fuga del cognato agli agenti della polizia che sono riusciti a fermare Alberto. Aveva ancora il coltello in mano e i vestiti imbrattati di sangue. Intanto però Alice spirava tra le braccia del marito. Alberto è stato arrestato in flagranza di reato per omicidio volontario. Il pm di turno sta valutando se contestare anche la premeditazione.

Alberto, disoccupato, aveva già discusso negli ultimi mesi animatamente con la sorella e i rapporti tra i due erano tesi. Lei non voleva più dargli soldi e lui, di fronte all’ennesimo rifiuto, l’ha uccisa con diciassette coltellate. Discussioni erano avvenute anche con i genitori per lo stesso motivo. Secondo alcune testimonianze aveva problemi di instabilità mentale. Ma nulla avrebbe potuto far presagire una simile tragedia, nessuna denuncia formale. Nessun precedente, a parte una guida in stato di ebbrezza risalente a dicembre 2020, e soprattutto nessuna segnalazione in procura per stalking, minacce o altro che avrebbero potuto far scattare il divieto di avvicinamento ai familiari.

Alberto Scagni, nonostante i post ossessivi nei confronti della sorella Alice, del cognato Gianluca e di altri, e nonostante le frasi deliranti con cui riempiva i suoi profili social, era di fatto una persona sconosciuta alle forze dell’ordine, alla procura e ai servizi di salute mentale. Qualche giorno fa Scagni avrebbe cercato di dare fuoco alla porta di casa della nonna, che abita nello stesso stabile. La donna avrebbe rifiutato di dargli del denaro. Negli ultimi giorni altri segnali inquietanti, immagini di coltelli, addirittura una in cui il coltello – l’arma del delitto – si vede alle spalle dello stesso Scagni, in un selfie. Un disagio psicofisico che, recentemente, aveva portato il 42enne a pensare di essere spiato. Tra i documenti postati la relazione di un tecnico chiamato a escludere la presenza di microcamere nella abitazione dell’uomo.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.