Nella notte tra sabato e domenica non c’erano navi delle Ong nella zona nella quale stava per naufragare il gommone, con 47 persone a bordo, salpato da Bengasi. Le navi delle Ong sono tutte bloccate, o lontane, o in difficoltà, dopo il decreto “spazzasoccorsi” varato dal governo. Le conseguenze di quel decreto sono devastanti.

Le organizzazioni umanitarie, l’Onu, il Consiglio d’Europa hanno chiesto che sia cancellato. Adesso occorrerebbe un decreto urgente per rimuoverlo. È chiarissimo a tutti, anche al governo, che la rimozione del decreto, o almeno una drastica modifica, è molto urgente. Bisogna ridare mano libera alle Ong e possibilmente dare loro un sostegno.

L’altra notte l’assenza delle Ong si è fatta sentire. Perché la guardia costiera libica ha detto che non era in grado di intervenire, quella maltese non pervenuta, e le autorità italiane hanno fatto finta che non fosse affar loro. Nella zona c’erano diverse navi militari che però non sono state allertate. Ma non si era detto che comunque si prendeva l’impegno di salvare chiunque fosse in pericolo? Il governo non ha usato le parole del Papa addirittura per mettere una targa a Cutro?

Ma il Papa lo usano solo per far propaganda o lo stanno a sentire? Quei 47 profughi col mare in tempesta erano sicuramente in pericolo e la Guardia Costiera italiana aveva mezzi in grado di raggiungere il gommone in meno di dieci ore partendo dalla Sicilia. Ne sono passate 30 di ore, dal primo allarme al momento della strage. 30 morti. Altri 30 morti. È stato un incidente, una distrazione? Forse sì, ma un incidente che provoca molti morti è una cosa spaventosa. Come possiamo chiamarlo? Senza che nessuno si scandalizzi: strage di Stato.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.