Solo nelle ultime 24 ore a Lampedusa sono arrivati 1.800 migranti, disperati in fuga che sono arrivati sulla piccola isola siciliana sfidando la sorte e la morte. Chi ce l’ha fatta resta ammassato per giorni nell’hotspot che negli ultimi giorni ha raggiunto la cifra di 2.400 profughi ospitati, su 400 posti previsti dalla capienza ufficiale e che raramente è stata rispettata. La situazione è drammatica: la recinzione lascia intravedere le condizioni in cui sono costretti a vivere gli ospiti partiti dai loro Paesi spesso senza nulla.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, in mezzo a quella umanità varia e disperata ci sono tantissimi bambini. Molti di loro sono costretti a dormire all’aperto coperti solo dalle coperte termiche che i soccorritori gli hanno dato all’arrivo. Condizioni igieniche precarie, pochi spazi. Manca il cibo, non ci sono docce e vestiti. L’hotspot è anche teatro di momenti di tensione tra i vari migranti arrivati a Lampedusa negli ultimi giorni. “Arrivano molte donne in gravidanza al nono mese – dice ad askanews Francesco D’Arca, responsabile del poliambulatorio dell’isola – quindi dobbiamo procedere immediatamente con i trasferimenti di queste donne. E poi anche molti bambini, la situazione è abbastanza delicata per via dei tanti migranti arrivati nell’isola”. E così è iniziata ieri l’evacuazione. Sono partite alla volta della Liguria donne incinte e bambini.

Con un aereo dell’Aeronautica militare, altri 70 migranti, privilegiando minori e categorie vulnerabili, nel pomeriggio lasceranno l’hotspot di Lampedusa e verranno trasferiti a Bologna. In serata, secondo disposto dalla Prefettura di Agrigento, verranno trasferiti altri 420 ospiti della struttura di primissima accoglienza e per domattina è previsto l’arrivo della Diciotti che dovrebbe imbarcare (ma il numero preciso è ancora in corso di definizione) almeno 500 persone. Stamattina, con il traghetto di linea per Porto Empedocle, sono state 243 i migranti che hanno lasciato l’isola. La Prefettura di Agrigento è ancora al lavoro per pianificare ulteriori trasferimenti, ma anche sistemazione delle persone che vengono spostate da Lampedusa.

Sono 250 i migranti già trasferiti al porto di Lampedusa dall’hotspot di contrada Imbriacola che, all’alba, ospitava circa 2.400 persone. Il gruppo verrà imbarcato sul traghetto di linea Galaxy che in serata giungerà a Porto Empedocle. Le condizioni del mare, nel canale di Sicilia, sono migliorate e il traghetto di linea è riuscito a mollare l’ancora per giungere a Lampedusa. Dalla stessa motonave è stato sbarcato un tir della Protezione civile di Siracusa ricolmo di generi alimentari, coperte e quant’altro serve ai migranti che resteranno ospiti, in attesa di nuovi trasferimenti, nella struttura di prima accoglienza. Ieri sull’isola erano giunti il presidente della Regione, Renato Schifani, e il capo dipartimento delle Libertà civili e immigrazioni, il prefetto Valerio Valenti, e sono stati disposti massicci trasferimenti per svuotare l’hotspot e l’ulteriore invio di beni di prima necessità per i migranti.

In questo momento a Lampedusa c’è una situazione drammatica, ma in Italia non esiste solo la piccola isola. Ci sono una serie di Comuni, in Sicilia come nella fascia ionica, che si ritrovano ad affrontare un’emergenza umanitaria e che avrebbero bisogno di un rapporto più stretto con il Viminale, come accadeva in passato e come non accade più da qualche mese a questa parte”. Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, boccia la politica del Governo Meloni in tema di flussi migratori. “Sono profondamente insoddisfatto”, dice all’Adnkronos, spiegando che è arrivato il momento di smetterla con la “cultura degli alibi”. Dopo la tragedia di Cutro, “al di là di eventuali responsabilità che devono essere accertate”, occorre “una presa di coscienza collettiva”. Invece, il decreto approvato dal Cdm e presentato durante un’affollata conferenza stampa “non risolve alcun tipo di problema”.

Pensano di risolvere un dramma umanitario di dimensioni mondiali aumentando le pene per gli scafisti?” chiede Ammatuna. E i corridoi umanitari di cui parla il Governo? “Tante buone intenzioni ma alla fine concretezza zero. Nessuno può pensare di costruirli nel giro di qualche settimana”. Per il sindaco di Pozzallo la soluzione a breve termine è “salvare sempre e in ogni caso le vite umane, come fanno la Guardia costiera e la Guardia di finanza, a cui deve andare tutto il nostro riconoscimento”. Poi, però, ragiona il primo cittadino da sempre in prima linea sul fronte dell’accoglienza, occorre una strategia a più lungo respiro. “E’ necessaria una politica estera degna di questo nome – dice -, con il coinvolgimento dei Paesi del Nord Africa. E per farlo non basta una visita, ma un lavoro continuo delle diplomazie e un confronto serrato con i nostri partner europei: Germania, Francia e Spagna”. Eppure, è la tesi di Ammatuna, il Governo Meloni “non sta facendo né l’uno né l’altro, limitandosi a provvedimenti spot che porteranno a conseguenze drammatiche”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.