Nel giorno dell’interrogatorio Andrea Sempio scegli di non presentarsi. Da unico indagato nel secondo filone del processo del delitto di Garlasco per l’omicidio di Chiara Poggi del lontano 13 agosto 2007, Sempio avrebbe dovuto oggi rispondere alle domande della procura assieme ad Alberto Stasi, condannato per omicidio a 16 anni di carcere e ora in semilibertà, ma con i suoi legali ha inviato una PEC per comunicare la propria intenzione di non comparire.

Stasi arriva puntuale, Sempio non si presenta

Restano fermi il procuratore Fabio Napoleone, l’aggiunto Stefano Civardi e le pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza. L’ex fidanzato di Chiara – condannato dopo due assoluzioni in primo e secondo grado – si è invece presentato puntuale alle 14:00 è entrato dalla porte carraia del Palazzo di giustizia, sul retro, senza scendere dalla vettura guidata dalla sua avvocata Giada Bocellari. “Rispetto tutte le indagini, quelle del passato e quelle di adesso, ma ci sono dei buchi in quelle del passato. Noi stiamo lavorando sperando di poter dimostrare che i fatti sono andati in maniera diversa, ma noi siamo spettatori. Questa è un’indagine della procura e noi la rispettiamo”, ha detto l’altro legale di Stasi, De Rensis. “Alberto non conosceva Andrea Sempio, assolutamente. Andremo a spiegare tutto ai magistrati”.

“Guerra dura senza paura”, il commento dell’avvocato di Sempio

“Guerra dura senza paura. Codice di procedura penale noi ti amiamo” è stato il motto rilanciato sul suo profilo Instagram dal legale di Andrea Sempio, Angela Taccia, impegnata nella difesa assieme a Massimo Lovato. “Lascia che l’oceano ti insegni che puoi essere sia calmo che caotico, gentile e forte” le altre parole. Due frasi che hanno lasciato pensare ad un errore di notifica rispetto alla richiesta di comparizione davanti ai magistrati di Pavia”. Come riporta l’Ansa, i legali hanno eccepito, notificando una memoria ai pm, la carenza nell’invito a comparire di un ‘avvertimento’ ritenuto fondamentale. “L’invito del pm a presenziare all’interrogatorio era nullo”, hanno spiegato i suoi legali. “Mancava l’avvertimento ex articolo 375 comma 2 lettera D”.

Redazione

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