Per l’Unione Europea, il semestre a guida tedesca, avrà una importanza storica. Ed è un bene, per tutti, che alla guida vi sia Angela Merkel». A sostenerlo, in questa intervista a Il Riformista, è Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista, dal 2007 al 2011 direttore dell’Istituto di cultura italiana a Berlino, autore di numerosi saggi tra i quali ricordiamo: Il sogno tedesco. La nuova Germania e la coerenza europea (Donzelli, 1993), Cuore tedesco. Il modello Germania, l’Italia e la crisi europea. (Donzelli, 2013), Germania/Europa. Due punti di vista sulle opportunità e i rischi dell’egemonia tedesca (con Pierluigi Ciocca, Donzelli 2017) e il più recente Calendario civile europeo. I nodi storici di una costruzione difficile (Donzelli, 2019)

Il 1° luglio si è aperto il semestre di presidenza tedesca dell’Unione Europea. È il canto del cigno di Angela Merkel. Che “canto” sarà?
Intanto sarà un “canto” lungo, perché, come nessuno prima, durerà fino a settembre 2021, quando si terranno le elezioni politiche in Germania. Tutto lascia ritenere che l’alleanza Cdu-Csu, guidata dalla Merkel, vincerà le elezioni, e per la prima volta nella storia tedesca, non solo un cancelliere candidato rivince le elezioni dopo 15 anni di governo, con il che ha comunque battuto ogni record di durata, ma a questo si aggiunge, e anche questo sarebbe un unicum nella storia, il fatto che si ritirerebbe da vincitrice. Vorrei ricordare che durante questi 15 anni, la cancelliera avrà incontrato come minimo 9 presidenti del Consiglio italiani…

E quello a guida tedesca, che semestre europeo sarà?
Sarà un semestre che avrà una importanza storica. Perché si tratterà di guidare l’Europa fuori dalla crisi del Covid, che è molto più grave della crisi economica-finanziaria del 2007-2008. E anche allora fu la Merkel, con Draghi, a tirar fuori l’Europa dalla crisi. Ma anche, a differenza di allora, di far giocare oggi all’Europa un inedito ruolo geopolitico per rispondere a tre sfide…

Quali sono queste sfide?
La Brexit. Si deciderà, entro quest’anno, se sarà una Brexit con accordo o senza accordo tra il Regno Unito e l’Unione Europea; ridefinire, altra sfida cruciale, il ruolo dell’Europa nell’alleanza transatlantica e quindi anche all’interno della Nato. E, infine, affrontare il dossier Cina. Inoltre, si tratterà di affrontare altri due grandi temi, capitali e decisivi per il futuro dell’Europa, e cioè la rivoluzione verde e la digitalizzazione dell’economia e della società. Questo costringerà inevitabilmente la Germania ad assumere un ruolo di leadership, nonostante i timori e la ritrosia della sua classe politica.

Per venire ad una polemica di questi giorni che vede affrontarsi, almeno mediaticamente, il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, e la cancelliera Merkel: il Mes. Accettarlo o meno, e a quali condizioni. Che idea si è fatto di questo contenzioso?
Mi pare un dibattito lunare. La Merkel ha semplicemente ricordato, da quella persona ragionevole e pragmatica quale è, che esistono strumenti finanziari messi a disposizione di un Paese, l’Italia, che ne ha estremamente bisogno, e questa volta senza condizionalità. Il fatto che l’Italia traccheggi, dimostra soltanto la debolezza di un Governo che non riesce a prendere decisioni, anche le più ovvie e semplici.

Da presidente dell’Ue, Angela Merkel guarderà con maggiore attenzione a Sud?
Quella che si definisce la svolta che avrebbe compiuta la Merkel, vero o non vero che sia tale, indubbiamente è stata sollecitata dalle profonde preoccupazioni che la crisi provocata dalla pandemia del Covid, in Spagna e, soprattutto, in Italia, potesse seriamente mettere in discussione la stabilità dell’Unione Europea. Bisogna inoltre ricordare, cosa che spesso in Italia si dimentica, che c’è un impegno diretto della Germania e della Merkel nei confronti dell’Africa, sia perché la crisi africana si traduce in spinte migratorie che destabilizzano i Paesi europei, e in primis Spagna, Italia e Grecia, e poi perché, giustamente, la diplomazia tedesca ritiene che per ragioni politiche ed economiche, visto il disimpegno degli Stati Uniti, non è possibile che il futuro economico dell’Africa sia lasciato alla Cina.

Un timore ricorrente, a Roma, è quello di una Europa a trazione franco-tedesca.
Se l’Italia non si occupa di Europa, perché è in mano a forze più o meno esplicitamente antieuropeiste, inevitabilmente l’asse franco-tedesco svolge e svolgerà un ruolo egemonico. E per evitarlo, ci vuole un maggiore impegno europeista dell’Italia, dimenticando l’illusione di una possibile alleanza mediterranea in funzione anti-tedesca. Mi lasci aggiungere che il “tiro alla Germania” è un esercizio abusato in Italia quando si cerca di giustificare qualcosa che non va. Ma questo è un errore esiziale, perché Germania e Italia sono state il perno della costruzione europea. Non si tratta di rinunciare alle proprie idee o peccare di subalternità, ma occorre essere consapevoli che è nell’interesse dell’Italia non creare fossati incolmabili con la Germania, visto anche che tra i due Paesi permangono relazioni molto strette, non solo economiche ma anche culturali.

Questa spinta europeista non dovrebbe essere la mission della sinistra?
Sarebbe dovuto esserlo da tempo: la missione europeista di una sinistra veramente riformista, mente invece, in una parte della sinistra, vedi LeU e Fassina, ci sono posizioni antieuropeiste o anti-euro. Del tutto analoghe a quelle di Salvini.

Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione Europea; Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea; Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (Bce): tre donne alla guida delle più importanti istituzioni europee. È solo una coincidenza?
Non credo che nella storia ci siano coincidenze, credo invece che siamo alla vigilia di una nuova fase europea e il fatto che protagoniste ne siano tre donne, conferma l’idea che l’Europa potrebbe rappresentare l’alternativa, su scala planetaria, al modello machista dei Trump, Putin, Bolsonaro, Erdogan, Xi Jinping. Ed è inoltre interessante il fatto che si tratta di donne tedesche e francesi, il che conferma, al femminile, l’asse franco-tedesco, e il ritardo dell’Italia che ha avuto solo una grande europeista: Emma Bonino.

Professor Bolaffi, da più parti si continua a ripetere che dopo la crisi pandemica, niente sarà più come prima…
Non è vero, perché in Italia la politica si sta muovendo esattamente sui binari pre-pandemia. E in autunno sicuramente ci saranno mesi molto difficili e nulla garantisce che la situazione non possa drammaticamente peggiorare.

Tornando alla Germania, settembre 2021 è ancora relativamente lontano, ma oggi s’intravvede sul palcoscenico della politica tedesco una nuova, o un nuovo, “Merkel”?
Normalmente, dopo un grande cancelliere non ne viene dopo un altro altrettanto grande. È stato così dopo Adenauer, e anche dopo Kohl c’è stato bisogno di un cambio di maggioranza politica con l’arrivo dei rosso-verdi guidati da Schröder. Come dicono i contadini: all’ombra di un grande albero non cresce nulla.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.