Secondo le autorità armene dal Nagorno-Karabakh sono giunti 65.036 rifugiati, più della metà della popolazione della regione separatista dove la scorsa settimana l’Azerbaigian ha condotto un’offensiva lampo.

Baku ha aperto domenica l’unica strada che collega l’enclave all’Armenia, quattro giorni dopo la capitolazione dei separatisti e un accordo di cessate il fuoco che ha spinto migliaia di civili armeni a fuggire dall’arrivo delle forze azere.

L’Artsakh cesserà di esistere dal primo gennaio 2024

Il presidente dell’Artsakh (l’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh), Samvel Sergeyi Shahramanyan, ha firmato un decreto per porre fine all’esistenza dell’entità dal primo gennaio del 2024. Il documento è stato adottato a causa della recente situazione politico-militare e “sulla base della priorità di garantire la sicurezza e gli interessi del popolo del Nagorno-Karabakh”.

In particolare, tutte le istituzioni e le organizzazioni statali subordinate alla repubblica dell’Artsakh saranno sciolte. Inoltre, i residenti del Karabakh avranno il diritto di prendere una decisione indipendente sulla residenza e ritorno nel Nagorno-Karabakh dopo aver valutato le condizioni di reintegrazione presentate dall’Azerbaigian.

Il 19 e 20 settembre le forze armate di Baku hanno effettuato quella che è stata definita “un’operazione antiterrorismo” per ripristinare la sovranità dell’Azerbaigian nella regione. In seguito a tale operazione è stato concordato un cessate il fuoco, mediato dalle forze di pace russe presenti nel Karabakh, e successivamente è iniziato l’esodo dei residenti locali verso l’Armenia.

Redazione

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