Spetterà al Tribunale dei ministri di Roma, presidente Maurizio Silvestri, a latere Marcella Trovato e Chiara Gallo, decidere se il premier e mezzo governo dovranno essere processati o meno per i reati di epidemia, omicidio colposo, attentato alla incolumità pubblica, attentato contro la Costituzione e contro i diritti politici dei cittadini, ed altri ancora. A dare la notizia è stato ieri lo stesso Giuseppe Conte con un lungo post sulla propria pagina Fb, subito dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia da parte della Procura di Roma. A fargli compagnia, i ministri Alfonso Bonafede (Giustizia), Luigi Di Maio (Affari esteri), Roberto Gualtieri (Economia e finanze), Lorenzo Guerini (Difesa), Luciana Lamorgese (Interno) e Roberto Speranza (Salute).

Nei mesi scorsi erano stati presentati centinaia di esposti da parte di cittadini, avvocati, associazioni di consumatori, circa la gestione dell’emergenza Covid-19 da parte dell’esecutivo. L’avvocato Carlo Taormina era stato fra i primi a denunciare l’inerzia del governo nel disporre il lockdown in quanto “pur avendo saputo fin dal 31 gennaio che il virus era arrivato in Italia, aveva aspettato fino al successivo 8 marzo per ordinare il blocco delle attività e degli spostamenti”. Di diverso avviso, invece, il pm romano Eugenio Albamonte, a cui sono state trasmesse per competenza territoriale tutte le segnalazioni. Per l’ex presidente dell’Anm e ora segretario generale di Area, il correntone delle toghe di sinistra, si tratterebbe di denunce “infondate” e quindi da “archiviare”. Trattandosi di eventuali reati commessi da componenti del governo, l’ultima parola è ora del Tribunale dei ministri, e non del gip, che avrà 90 giorni di tempo per accogliere o meno la richiesta di archiviazione formulata da Albamonte.

Il Tribunale dei ministri di Roma in passato ha sempre accolto le richieste di archiviazione della Procura capitolina. L’ultimo caso in ordine di tempo è quello di Matteo Salvini. L’allora ministro dell’Interno era stato indagato per la vicenda della nave “Alan Kurdi”. L’imbarcazione della ong tedesca “Sea Eye”, l’anno scorso, era rimasta ferma in mare per dieci giorni con 60 migranti a bordo a seguito del divieto di attracco in Italia disposto dal leader leghista. Venne ipotizzato dai pm il reato di abuso d’ufficio. Con Salvini era stato indagato anche il capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi, la settimana scorsa promosso dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro Lamorgese, prefetto di Roma. Di diverso avviso, per condotte sostanzialmente analoghe, il Tribunale dei ministri di Catania per la vicenda della nave “Open Arms” della ong spagnola Proactiva, bloccata sempre l’anno scorso da Salvini per 19 giorni con 164 migranti al largo delle coste siciliane. I giudici siciliani avevano accolto la tesi dei pm ritenendo Salvini responsabile di “sequestro di persona”. Il mese scorso il Senato ha dato il via libera al il processo. La prima udienza è in calendario per il prossimo 3 ottobre.

“Ci siamo sempre assunti la responsabilità, in primis “politica”, delle decisioni adottate in scienza e coscienza, – ha scritto Conte – senza la pretesa di essere infallibili ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile per preservare al meglio gli interessi dell’intera comunità nazionale”. “Io e i ministri siamo e saremo sempre disponibili a fornire qualsiasi forma di collaborazione che ci verrà richiesta, nel rispetto dei distinti ruoli istituzionali”.