Il passo indietro dell’oculista Lacerenza e al ricandidatura di Chiorazzo. In Basilicata il centrosinistra è in balia degli eventi e il famigerato campo largo dimostra ancora una volta di non avere una visione. Ai microfoni di Rtl, il direttore del Riformista Alessandro Barbano commenta il ritiro di Lacerenza e le polemiche che hanno travolto il centrosinistra che a un mese dal voto è ancora indeciso sul candidato da contrapporre al governatore uscente Vito Bardi.

“Credo che quello che è accaduto in Basilicata – osserva Barbano – sia la prova di quanto fumoso sia il rimedio del cosiddetto campo largo, che si fonda sull’idea di una coalizione ‘resto del mondo’ contro il Brasile, dove il ‘il resto del mondo’ trova una convergenza non programmatica, non su una leadership, ma sull’idea che basta mettersi insieme per sfidare un avversario, prescindendo dalle eterogeneità alleanze e, soprattutto, dai contenuti”.

In Basilicata, tuttavia, “si è fatto di più, si è scelto un candidato designato non dai partiti che facevano parte del campo largo ma da un candidato, Chiorazzo, che si è ritirato pretendendo di designare il successore. Questa è una logica tribale, è un po’ la stessa logica che ha portato a palazzo Chigi Giuseppe Conte, cioè un signor nessuno tirato dal taschino, preso da una sala operatoria (Lacerenza) e messo nell’agone politico. Come il Pd – chiede Barbano -possa accettare una procedura e un esito di questo tipo francamente lascia sgomenti”.

Redazione

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