Il video di Beppe Grillo fuori controllo e fuori decoro è tale da porre un problema che non riguarda lui, ma noi italiani. Che cosa è successo in questo Paese, per cui un tale evento – il video – possa essere considerato un evento politico di cui si parla nei telegiornali, possa essere considerato posizione politica? Sono, siamo, impazziti? Senza risalire ad Adamo ed Eva, a De Gasperi e Togliatti e Nenni e Berlinguer e anche Almirante, Andreotti e Moro e Craxi, la domanda resta incombente come un meteorite.

La domanda non riguarda Grillo, suo figlio, i quattro adolescenti sotto accusa. E possiamo solo avere curiosità antropologica per un poveretto che perde il controllo, se mai ne ha avuto, dei propri nervi e urlando che il suo pargolo insieme agli amichetti smutandati stava facendo solo un po’ di trombate in famiglia, che volete che sia, e poi lei ci stava, si vedeva, non ha neanche avuto il fegato di denunciare subito come devono fare le brave ragazze che non aspettano giorni e magari settimane per correre al commissariato accompagnate dalla mamma, perché se non voleva giocare allo schiaffo del soldato o ai quattro cantoni con gli smutandati nella camera da letto della casa al mare dopo aver bevuto, si sarebbe dovuta comportare in un altro modo. Inutile cercare e sprecare aggettivi: il fatto e il video sono quello che sono.

Ma perché una tale porcheria diventa un fatto politico? Che cosa ci è successo? È successo che quell’uomo, sia da avanspettacolo che da retroscena, ha ottenuto la certificazione che lo ha reso leader. Il leader – o duca, o duce, führer, capatàz, grande timoniere, piccolo timoniere, giocoliere, marziano con casco spaziale, conducator – è uno che precede e indica la via, la rotta, la direzione e il verso. Il contrario di un follower, che se ne sta indietro cercando di adeguarsi agli umori collettivi. Come è potuto accadere?

Un giorno la scienza forse risponderà. Ma intanto questo coso che suggerisce banalità, mancanza del senso del pudore e del rispetto per l’altrui persona, lasciamo stare per le donne, è diventato un soggetto politico, un faro, o almeno un led, dietro al quale si spintonano politici, conduttori e conduttrici, politologi, commentatori indignati sì, ma con misura, mentre il paese intero, nella sua melmosa totalità, realmente discute di quelle parole, di quel volto, di quegli occhi iniettati di paura, odio, angoscia tribale da sacrificio umano di un poverello che propone uno scambio: prendete me, imprigionate me ma liberate il mio povero ragazzo con il pisello di fuori per allegria.

Perché l’intero movimento politico che dice di essere un movimento politico non lo espelle? Non lo caccia? Non lo rinnega e mette al bando? Perché una tale scaturigine di imbarazzo e di offesa per le donne è tuttora considerato un capo politico che sale e scende i gradini del Parlamento, di Palazzo Chigi, del Quirinale, con o senza scafandro?
Ma, più che altro, come diavolo fa il Pd a parlare seriamente, anche per bocca di Enrico Letta che è una persona istruita, a considerare una scaturigine di tali miserie come un compagno di strada, un alleato, un partner? Grillo abita una allegra magione in cui gli adolescenti circondano le ragazze col pisello di fuori, ma il partito della sinistra riformista erede sia del Pci che della Dc, dove abita? Su quale pianeta? E quale cura contro il rossore gli ha prescritto il dermatologo?

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.