Un Movimento 5 Stelle in palese difficoltà, con chat interne infuocate tra imbarazzi e spaccature. La sparata di Beppe Grillo, col garante che lunedì in un video pubblicato su Facebook ha difeso il figlio Ciro dall’accusa di stupro ai danni di una ragazza italo-svedese 19enne nella villa di famiglia in Sardegna, nell’estate 2019, sta terremotando il ‘partito’.

Accanto alla difesa e alla solidarietà di Alessandro Di Battista e Paola Taverna, molti altri deputati e senatori in privato hanno provato imbarazzo per il video del co-fondatore, con le urla disperate in difesa dell’innocenza del figlio Ciro, addossando le responsabilità dell’intera vicenda alla presunta vittima dello stupro, parlando di “ragazzi che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello” e di una denuncia che, se presentata 8 giorni dopo il fatto, prova l’innocenza dei figlio e dei tre amici.

Disagio che dalle chat è emerso anche con alcune prese di posizione pubbliche, come quella della deputata Federica Daga, che in un’intervista a Repubblica ammette di essere rimasta “senza parole”. “Grillo ha fatto un discorso grave che mi ha fatto rivivere tutto il mio dramma. Un discorso da uomo arrabbiato. Ma come si fa a dire che una violenza non è violenza se viene denunciata otto giorni dopo? Io sono stata massacrata di botte e perseguitata da un uomo che sono riuscita a denunciare soltanto a sei mesi dalla fine di quell’incubo”, ha spiegato Daga, che nel 2015 ha subito violenze dalla persona con la quale aveva una relazione.

Imbarazzo confermato dalle parole a La Stampa della vicepresidente della Camera, la grillina Maria Edera Spadoni: “Credo fermamente che ogni donna debba poter denunciare in qualsiasi momento, quando se la sente, perché ci vuole tempo per elaborare”. Ammette le difficoltà create all’interno del Movimento dal video pubblicato da Grillo anche la senatrice Alessandra Maiorino: “Non era assolutamente il caso di pubblicarlo quel video, per tutti, anche per il figlio. Il tempo che passa dalla violenza subita al momento in cui si denuncia è irrilevante. Chiunque si occupi di violenza sessuale sa che è una cosa difficile da denunciare”.

Aggiusta il tiro anche un’altra big del Movimento 5 Stelle, come l’ex ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina: “Credo che in questa vicenda stiano soffrendo tutte le persone coinvolte e le rispettive famiglie – dice l’ex ministro – la violenza sessuale è un tema drammaticamente serio, come serie sono le leggi che tutelano i diritti delle donne. Lasciamo lavorare i giudici”.

Ma il silenzio che più imbarazza è certamente quello dell’uomo che dovrebbe prendere le redini del Movimento 5 Stelle, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’avvocato del popolo infatti non ha proferito parola: la ‘sparata’ di Grillo sul figlio Ciro è infatti una mazzata non solo per la sua leadership del M5S, ma anche per il difficile compito di riallacciare i rapporti col Partito Democratico.

A tirare in ballo Conte è il senatore del PD Andrea Marcucci, ex capogruppo a Palazzo Madama. Marcucci, ex renziano e tra i più critici della possibile alleanza col Movimento 5 Stelle, spiega di aspettare “con impazienza le parole che dovrà dire il leader in pectore del M5S Giuseppe Conte in merito all’incredibile video del garante. Dopo le parole dell’ex comico, servono chiarimenti urgenti come minimo sulla giustizia e sulla responsabilità della politica. Il perdurare di questo silenzio renderebbe qualsiasi alleanza privilegiata molto più difficile“.

Le donne del PD si sono schierate compattamente contro l’uscita di Beppe Grillo, condannando le sue accuse alla ragazza, fatta passare per una mitomane che accusa ingiustamente il figlio, ergendosi di fatto a giudice. Ma nel Movimento il giudizio nei confronti del garante è duro: “Oggi Grillo si è dato una mazzata contro, questa storia non può che danneggiarlo – dice un parlamentare a Repubblica – Dovevano fermarlo e invece è evidente che qualcuno lo ha consigliato male. Non vorrei che Conte, a questo punto, decidesse di desistere”.

Contro Grillo, come era lecito aspettarsi, si è scagliato compattamente Italia Viva. Ieri con un video della capogruppo Maria Elena Boschi, che da Grillo e del Movimento 5 Stelle è stata travolta da una violenta campagna mediatica per i problemi giudiziari del padre Pier Luigi per le vicende di Banca Etruria, oggi col leader Matteo Renzi.

Con un tweet al veleno l’ex premier ha ricordato infatti la “doppia morale” del garante grillino, che “prova a salvare la sua famiglia dopo aver distrutto quelle degli altri. Che scandalo: ha creato lui – per anni! – un clima d’odio. Le parole di Grillo, e il silenzio di Conte e Di Maio, dicono cosa sono oggi i 5Stelle. O forse cosa sono sempre stati. Sipario”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia