Dare le armi all’Ucraina “ci rende automaticamente cobelligeranti”. Le sanzioni? “Hanno fatto male all’economia russa ma stanno facendo molto male anche a noi”. L’Europa? “ Deve fare il prima possibile una proposta di pace a Putin e agli ucraini. E bisogna che gli ucraini ascoltino le domande di Putin”. Johnson e Stoltenberg? “Le loro dichiarazioni non portano certo Putin al tavolo”. Il suo caro vecchio amico Vladimiro. Berlusconi is back.

A modo suo, tra calamaretti, scialatielli alle vongole, babà e delizia al limone con la vista di Marechiaro alle spalle. Il Cavaliere non solo rimette – cerca di – Forza Italia al centro della coalizione che altrimenti “è solo destra-destra e non ha alcuna chance di governare”. Ma vuole tornare ad essere lui il centro del centro. Questo è stato l’antipasto. Oggi, quando chiuderà la convention di Forza Italia, ci sarà il resto del menu.  Non era previsto. Ma è accaduto. Come quasi sempre quando Berlusconi capisce che il momento è adesso perché tra un secondo potrebbe essere tardi. Che deve intervenire per rimettere ordine in quella che definisce senza dubbio “la mia creatura”: “Il centrodestra l’ho inventato io, il centrodestra è Forza Italia che, poiché sono stato fatto fuori dal Senato per l’applicazione retroattiva incostituzionale della legge Severino e dalla magistratura di sinistra , ha cominciato a perdere consenso”.

Poi c’è stato il Covid e adesso sono tornato, ho fatto un discorso a Roma e ne farò uno qui domani a Napoli”. La città che ama più di altre e dove lo hanno accolto, con la compagna Marta Fascina, tra romanze cantate, cartelli, hip hip e mazzi di rose. Il suo intervento ieri non era previsto. Ma è stato intercettato dalle telecamere a Marechiaro. Al tavolo con lui Marta Fascina, Licia Ronzulli, Alberto Barachini e lo staff. Si era sparsa la voce che ci fosse anche Manfred Weber, presidente del Ppe e ospite d’onore oggi alla kermesse di Forza Italia. Weber poi è andato in pellegrinaggio al Muro di Maradona accompagnato da Tajani.

Organizzate o meno, le dichiarazioni del Cavaliere hanno scombussolato l’agenda di giornata. In dieci minuti il Cavaliere ha fissato l’agenda del centrodestra. In politica estera posizionando Forza Italia dalla parte della Lega e di Salvini. Aggiungendo che le armi all’Ucraina “se si devono proprio inviare non dobbiamo però dirlo”. Dopo l’uscita di scena di Angela Merkel, “l’unico vero leader rimasto sono io”. E in politica interna. Sul nodo balneari e il la fiducia sul ddl concorrenza, “volevamo più tempo ma abbiamo il tempo per trovare una soluzione perchè è chiaro che dobbiamo trovare il modo di proteggere le trentamila aziende familiari che gestiscono gli stabilimenti balneari e che rischiano di perdere l’attività nel momento in cui partiranno le gare”. Tutto questo comunque non deve preoccupare il governo che “deve andare avanti”. “Nessuna fibrillazioni” ha detto. Anche sulla coalizione il Cavaliere mostra di avere le idee chiare. “C’è solo un problema sulla candidatura alla guida della regione Sicilia che sarà risolto e affrontato dopo le amministrative di giugno”.

Da questo punto di vista “Salvini è stato frainteso dai Fratelli d’Italia ed è venuta fuori una ricostruzione artificiosa”. Fino a metà pomeriggio la giornata era ruotata intorno alla decisione del premier Draghi di mettere la fiducia al ddl concorrenza. Una decisione dettata dal rischio di perdere la terza rata dei fondi del Pnrr (24 miliardi), di far diventare l’Italia inaffidabile rispetto al resto d’Europa e dunque condannarla alla marginalità. Con tutto quello che ne consegue anche dal punto di vista delle ripresa e della crescita. Della svalutazione e dello spread che finirebbe subito sotto attacco. Non ce lo possiamo permettere. Ecco perchè Draghi ha detto che il tempo dei tira e molla in Parlamento – sia delega fiscale che ddl concorrenza sono in Commissione dalla fine dal 2022 – è scaduto. Draghi ieri mattina è stato in vista a Verona e, tra le altre tappe, è stato anche in una scuola media di Sommacampagna. “La responsabilità – ha detto ai ragazzi e alla ragazze della Dante Alighieri – la sento molto. E questo è parte della serietà. Guidare un Paese in un momento difficile è responsabilità. Ma la responsabilità è anche agire, fare le cose”. Parole semplici che sono arrivate ai ragazzi e che sembrano voler dare l’interpretazione autentica del suo ultimatum ai partiti della maggioranza.

Seguendo i canali istituzionali, Draghi ha comunque scritto alla Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati che l’ha poi trasmessa ai capigruppo di Palazzo Madama e al presidente della Commissione Industria, Gianni Girotto. “Il Governo, nel rispetto delle prerogative parlamentari – ha scritto il premier – deve rappresentare che, senza una sollecita definizione dei lavori del Senato con l’iscrizione in Aula del provvedimento ed una sua rapida approvazione entro fine maggio sarebbe insostenibilmente messo a rischio il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr”. I partiti di maggioranza, e soprattutto il centrodestra di governo, sembrano aver accettato l’accelerazione. Anche perchè era stato fatto, appena dieci giorni fa, un patto doppio di delega fiscale e ddl Concorrenza. Matteo Salvini ha usato toni concilianti: “Credo che l’accordo sui balneari sia a portata di mano, così come per il catasto.

Lo troveremo anche senza porre la fiducia”. Stupito per il Consiglio dei ministri “convocato all’improvviso”, il leader della Lega non crede che “il governo sia a rischio, né per le spiagge né per il termovalorizzatore di Roma”. Che è invece il nodo su cui i 5 Stelle hanno promesso fuoco e fiamme. Sta all’attacco, e non potremmo fare diversamente, la presidente di Fdi, Giorgia Meloni: “La decisione di Draghi è molto grave – ha detto – perché se il governo si è impegnato a svendere le nostre aziende balneari in cambio di non so cosa allora dovrebbe spiegarlo agli italiani. A casa mia non voglio accordo sottobanco”. Silvio is back. E per Meloni questo è un problema.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.