Alle 12:33 di lunedì 28 aprile 2025, la Penisola Iberica si è letteralmente fermata. In appena cinque secondi, circa 15 gigawatt di capacità produttiva – pari a oltre il 60% della domanda elettrica spagnola in quel momento – sono improvvisamente scomparsi dalla rete. In un lampo, milioni di persone si sono ritrovate al buio: semafori in tilt, trasporti bloccati, bancomat fuori uso, telefoni muti, Tv e radio spente, Internet irraggiungibile. L’indagine tecnica ufficiale è nelle mani dell’ENTSO-E, il Network Europeo dei Gestori di Rete Elettrica. I tempi, però, non saranno brevi: il rapporto conclusivo non è previsto prima di settembre 2026. Nel frattempo, il vuoto di certezze ha lasciato spazio a speculazioni e polemiche. Alcuni media hanno subito puntato il dito contro le energie rinnovabili.

Il più grande blackout nella storia d’Europa

Alle 12:33 si è verificato un primo “evento” sulla rete, descritto come una perdita di potenza a livello di impianti di generazione. Nonostante l’anomalia, il sistema ha inizialmente resistito e sembrava essersi stabilizzato. Ma appena 1,5 secondi più tardi, un secondo “evento” ha scosso l’equilibrio precario. Dopo ulteriori 3,5 secondi, il collegamento tra la Catalogna e il sud-ovest della Francia è stato automaticamente disattivato, come previsto in caso di problemi di stabilità. È a quel punto che si è verificata una perdita “massiccia” e simultanea di potenza in tutto il sistema. Il blackout si è diffuso con la velocità di un domino impazzito, provocando un collasso a cascata e quella che Red Eléctrica ha definito “la sparizione inspiegabile” del 60% della produzione elettrica nazionale.

L’indagine approfondita

La perdita improvvisa di 15 GW in Spagna è visibile nei diagrammi ufficiali di generazione elettrica. Negli stessi istanti, altri 5 GW sono improvvisamente spariti dalla rete elettrica del Portogallo. Il sistema ha incassato il primo colpo, ma al secondo è andato al tappeto. La risposta istituzionale è stata rapida. Il ministero dell’Interno spagnolo ha dichiarato lo stato di emergenza. In entrambi i Paesi sono state convocate straordinarie sedute del Consiglio dei Ministri, mentre martedì mattina il re di Spagna, Felipe VI, ha dato il via a un’indagine approfondita e ufficiale sull’accaduto. A dispetto della portata del blackout, i lavori di ripristino sono stati sorprendenti per velocità ed efficacia. Alle 22:00 di lunedì, in Spagna erano state riattivate 421 delle 680 sottostazioni elettriche, riuscendo a coprire il 43% della domanda prevista.

Cosa ha causato il blackout?

All’indomani del blackout, politici, tecnici, media e cittadini si sono lanciati in ipotesi e congetture. Red Eléctrica ha escluso preliminarmente l’ipotesi di un attacco informatico, di errori umani o di fenomeni meteorologici o atmosferici. Il responsabile del servizio operativo ha confermato che “non c’è stata alcuna intrusione nei sistemi di controllo della rete elettrica”. L’inchiesta avviata dal premier Sánchez coinvolgerà l’agenzia nazionale di cybersicurezza (INCIBE) e i servizi segreti (CNI), che raccoglieranno informazioni da operatori e aziende energetiche.

Alcuni media hanno inizialmente attribuito la causa a un raro fenomeno atmosferico: una strana “vibrazione atmosferica indotta”. Tuttavia, il tempo al momento del blackout era stabile. Un’altra ipotesi riguarda una deviazione della frequenza elettrica che potrebbe aver innescato meccanismi di autodifesa. Pochi minuti prima dell’interruzione la frequenza di generazione elettrica in Spagna ha iniziato a oscillare – circa 0,15 Hz con un’ampiezza di 200 millihertz – in perfetta e curiosa sincronia con quella della Lettonia a oltre 3.000 km di distanza. È evidente che, solo pochi minuti prima del catastrofico blackout, qualcosa ha innescato questa oscillazione mai riscontrata in precedenza.

Luca Longo

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