Il momento dei liberali
Il blackout non ferma il vertice PPE a Valencia. Forza Italia si riscopre compatta e centrale

L’arrivo a Valencia non è stato tra i più confortevoli. Il blackout, per chi è riuscito ad arrivare in Spagna, ha costretto tutti ad un ritorno forzato all’era analogica. La prima assemblea politica si svolge in un clima definito quasi surreale da Deborah Bergamini, con primi ministri, commissari europei e parlamentari in una sala senza nessun tipo di connessione. La cena in riva al mare della delegazione italiana degli azzurri rischia di saltare, ma il maestro di cerimonie, Fulvio Martusciello – coordinatore campano del partito e capo delegazione al Parlamento europeo – riesce a garantire il fluido svolgimento dell’evento. Questi momenti servono anche a rinforzare il senso di gruppo, si dice alla cena, ma appare subito evidente dal clima conviviale che Antonio Tajani è riuscito – nonostante la morte di Berlusconi – a mettere su un partito senza correnti.
Non tutti i parlamentari sono riusciti ad arrivare il primo giorno, ma il giorno dopo nessuna assenza. Spicca la particolare numerosità della delegazione dei giovani, guidati dal vicesegretario del partito Stefano Benigni. Quando viene fatto notare a Tajani, risponde: “Non ho inventato nulla, è sempre stata questa la volontà di Berlusconi”. Passa per un saluto informale anche Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, che anche quest’anno – dice – ha scelto il Sud Italia per le vacanze. C’è entusiasmo. Ma la mattina dopo i lavori cominciano presto. Dalle 8:30 ci sono gli incontri dei gruppi, che servono anche a perfezionare gli ultimi accordi.
Alle 13:00 la delegazione al completo è convocata in una saletta. Il segretario detta la linea. Accanto a lui la vicesegretaria Bergamini, il capo delegazione Martusciello e lo storico collaboratore di Tajani, Mattia de’ Grassi, spiegano le procedure. L’intenzione dei gruppi principali è quella di costruire una presidenza forte, composta da primi ministri, ministri e commissari europei, per consolidare la rappresentatività del PPE. Nel primo giorno si vota per il presidente e il tesoriere. Manfred Weber è l’unico candidato e con sé porta come tesoriere François-Xavier Bellamy.
Il giorno seguente si votano le risoluzioni ordinarie, quelle straordinarie (principalmente riferite ai luoghi di conflitto), il segretario generale e soprattutto le dieci vice-presidenze, anche se ci sono dodici candidati. Qui Forza Italia gioca una partita importante. Tajani è candidato per la riconferma, ma ci tiene a ribadire che ha più a cuore la tenuta dei patti, che determinano la credibilità del partito in Europa, che la possibilità di prendere qualche voto in più. Ottocentodiciotto votanti totali. Martusciello e Salini vengono delegati ai calcoli elettorali. Gasparri e Barelli assumono la responsabilità delle relazioni con gli altri partiti italiani della famiglia popolare. Donne, giovani e gruppi alleati vengono responsabilizzati per la campagna elettorale.
Il partito ha presentato una risoluzione che viene messa ai voti. È tutta sulla competitività dell’Europa, sulla quale si deve puntare per avvicinare il PPE alle esigenze dei cittadini. Serve un cambiamento epocale, si dice, una scossa centrata su un maggiore potere al Parlamento europeo, una guida unica eletta direttamente dai cittadini, la Difesa comune (come voleva Berlusconi), il completamento di un vero mercato unico, in particolare sui temi dell’energia e dei capitali, una lotta alla burocrazia e all’eccessiva regolamentazione. Insomma, uno sguardo coraggioso e deciso al futuro, riflettendo sull’opportunità del diritto di veto, che spesso ha impedito trasformazioni necessarie a favore della conservazione dello status quo.
Questa occasione sembra ribadire la centralità di Forza Italia nel PPE, e il ruolo di garante del partito per i valori europeisti e atlantisti in Italia. L’obiettivo dichiarato è quello di organizzare un maggiore coordinamento nazionale tra i partiti che aderiscono alla stessa famiglia europea, senza rinunciare alle singole identità, ma immaginando finanche un progetto unico. Un compito certamente difficile in un momento politico di personalizzazioni spinte, ma una sfida altrettanto necessaria, in uno scacchiere internazionale che definisce un mondo nuovissimo, dove il coraggio e l’unione sono l’unica strada possibile. Forse il cambiamento parte da qui, da una Valencia in totale blackout, dove l’assenza delle distrazioni digitali ha agevolato il confronto reale tra le persone. Come dicono qui: mettendo l’uomo al centro.
© Riproduzione riservata