Intervista a Francesco Emilio Borrelli, deputato partenopeo di Alleanza Verdi-Sinistra.

Napoli deve tendere a un meccanismo di centralizzazione o uno stimolo all’autogoverno può funzionare? In questo senso, come inquadrare il futuro delle dieci Municipalità?
«Personalmente non sono favorevole a cancellare le Municipalità: si tratta di istituzioni che, se dotate dei mezzi necessari, possono funzionare. Purtroppo ad oggi non è così, c’è troppa burocrazia e frammentazione di competenze tra Palazzo San Giacomo e le varie ex-circoscrizioni. A questo si somma un dato politico: i consiglieri municipali che non godono della “protezione” di qualche consigliere in Comune difficilmente riescono a incidere sul territorio. Un sistema perverso che paralizza questi importanti enti di prossimità».

Le sue campagne di denuncia a favore della legalità a Napoli hanno innegabilmente sempre più seguito sui social e nelle urne. Oltre alla denuncia, qual è la sua visione di città?
«Napoli non ha grandi prospettive se non avviene una vera presa di coscienza collettiva da parte della maggioranza dei cittadini. Ho sempre vissuto in città, e da sempre riscontro una mancanza di volontà di cambiamento, unita a strafottenza verso le regole minime di convivenza civile. Questa base così ampia di mancato rispetto delle regole è il sostrato su cui si poggiano le famiglie criminali per controllare il territorio. Tuttavia, si può cambiare anche attraverso il coraggio dell’impopolarità, che mi auto-riconosco: quando ho iniziato la mia battaglia sui parcheggiatori abusivi ero completamente solo, ma col tempo alcuni cittadini hanno iniziato a modificare il loro punto di vista e i loro comportamenti».

Non crede che la generalizzazione, che dà tutta la colpa alla mentalità dei napoletani, sia inefficace per l’analisi dei problemi e per proporre una prospettiva politica, magari mettendo sullo stesso piano il camorrista e il bar con il dehor fuori misura?
«Spesso mi viene detto che sono un giustizialista, ma al massimo sono un legalitario. Io non generalizzo ma parlo di mentalità camorristica che purtroppo pervade ogni comportamento che mi trovo a denunciare. Riporto l’esempio della sparatoria avvenuta alla Rotonda Diaz in questi giorni: un 33enne in libertà vigilata si presenta con i figli alle giostre, attività che non sono sicuro fosse pienamente in regola (è difficile trovarne a Napoli e chi lo è spesso viene considerato un “fesso”). Il proprietario delle giostre lo offende, a suo dire, regalando un gettone al figlio: quindi decide di sparargli. Questa non può che essere definita una mentalità camorristica».

Dire che è difficile trovare delle attività completamente in regola a Napoli è una provocazione molto forte, quindi è necessario individuare una proposta politica di cambiamento altrettanto forte: qual è la sua?
«Come dicevo, serve una vera e propria rivoluzione culturale che parta dalla scuola e dalle famiglie, un processo lungo che deve essere accompagnato da regole chiare e decise. La mia proposta per creare un reato che persegua specificamente i parcheggiatori abusivi non è stata sostenuta dal governo, che invece sostiene di avere a cuore proprio la sicurezza dei cittadini».

Crede che il cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno passi da un inasprimento delle pene e dall’ampliare il già asfittico Codice penale?
«In generale non sarei d’accordo all’introduzione forzata di nuove leggi, mi accontenterei di far rispettare quelle che già ci sono. Purtroppo però, nel caso di specie dei parcheggiatori, è necessario un nuovo reato per poter perseguire i comportamenti illegali di questi individui».

Eugenio Izzo

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