La narrazione che taglia le gambe allo sviluppo
Calabria eterna regione canaglia, terra di paradossi e passerelle dove il campetto di San Luca per i pm è come San Siro

Nei giorni scorsi è stato sottoposto agli arresti domiciliari Bruno Bartolo, ex Sindaco di San Luca in provincia di Reggio Calabria. Gli sono stati contestati alcuni reati che avrebbe commesso nell’assegnazione degli spazi destinati al mercatino nei pressi del Santuario di Polsi e per la concessione “irregolare” dello stadio comunale “Corrado Alvaro” alla società calcistica Asd San Luca. Con lui sono stati coinvolti anche l’ex assessore ai lavori pubblici e urbanistica Francesco Cosmo ed alcuni componenti della società sportiva.
Lo stadio di San Luca come San Siro…
L’ho conosciuto da Presidente della Regione e lo ho incoraggiato a candidarsi a Sindaco di San Luca. Infatti da oltre venticinque anni quel Comune dell’Aspromonte rimaneva commissariato a seguito di scioglimenti per “infiltrazioni mafiose”. San Luca rappresenta ciò che non si vuol vedere o si fa finta di non vedere. Guardare a chi sostiene la squadra del San Luca mettendo a disposizione il campetto sportivo del paese, come se in ballo ci fosse la gestione dello stadio di una squadra di serie A come la Juve, l’Inter o il Milan, beh… lascio a voi immaginare gli interessi e il giro affari che favorisce!
Il campetto, l’agibilità e quella partita con i pm
E si tratta dello stesso campo sportivo dove nell’aprile del 2017, quando il Comune era sotto la guida di un Commissario Prefettizio, si è svolta in pompa magna una storica partita tra la Nazionale magistrati e la Nazionale cantanti, capitanate rispettivamente da Luca Palamara e da Paolo Belli. L’evento era stato presentato addirittura a Palazzo Chigi e allora nessuno si pose il problema della mancanza di agibilità di quel campetto di provincia, che oggi viene contestata all’ex sindaco Bartolo. Lo stesso gip del Tribunale di Locri a seguito dell’interrogatorio di garanzia ha dovuto riconoscere l’abnormità del provvedimento assunto con gli arresti domiciliari di Bruno Bartolo, commutandolo in una misura meno afflittiva, ma altrettanto grave, dell’obbligo di dimora.
San Luca, paradossi e passerelle
Non ci sono parole per descrivere questo paradosso che ormai è divenuto il simbolo di una antimafia oggettivamente funzionale alla impunità dei grandi e giganteschi affari, plurimiliardari interessi delle organizzazioni criminali, ‘ndrangheta in testa, che operano liberamente a livello globale e locale, che controllano il traffico di droga e di armi, che investono nella finanza, che controllano il business della economia florida ed appetibile nelle realtà più sviluppate del pianeta. Mantenere San Luca come set per passerelle di falsi eroi è funzionale a conservare lo status quo: una Calabria incapace di liberarsi dalle catene del ritardato sviluppo. Una condizione che giustifica il permanere di una legislazione emergenziale che dura da circa 30 anni e che certamente non ha prodotto i risultati che l’avevano giustificata. Anzi! È stata spesso utilizzata per la scalata di carriere.
Calabria eterna regione canaglia
Operazioni giustificate dalla narrazione di una emergenza senza fine nella quale hanno sguazzato e continuano a sguazzare interessi ed affaristi di ogni sorta e senza scrupoli. In Calabria in nome dell’emergenza assistiamo a prevaricazioni e a violazioni dello stato di diritto altrove inimmaginabili. San Luca rappresenta il paradigma applicato all’intera Calabria. Questa narrazione taglia le gambe allo sviluppo e alimenta lo stereotipo di una regione canaglia. Un formidabile disincentivo agli investimenti e di converso un incentivo alla fuga e all’abbandono, in particolare dei giovani. Non a caso, infatti, sta subendo un processo di spopolamento molto marcato.
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