La rottura tra Vincenzo De Luca e il PD di Elly Schlein è nei fatti già consumata. Il governatore della Campania, pragmatico, diretto al punto e fin troppo assertivo, è l’esatto opposto della segretaria Dem che è ormai nota per le prese di posizione ondivaghe. Su una non sembra voler cambiare idea: il limite dei due mandati per i presidenti di Regione. Una norma rigida, quasi un diktat, che sembra tagliato apposta per dare lo stop alla corsa di De Luca, che invece ha già fatto sapere di volersi ricandidare.

È quasi una provocazione, dunque, fissare una due giorni del Nazareno a Napoli per discutere di Autonomia differenziata. Certo, i napoletani e i campani che giocano in squadra con Schlein ci sono. A cominciare da Marco Sarracino, neo deputato 33enne e segretario napoletano uscente, che è stato coordinatore organizzativo della mozione. Per non parlare di Arturo Scotto, di Torre del Greco. E di Sandro Rutolo, responsabile dell’informazione.

E tra le donne, Teresa Armato, esponente dell’area Franceschini e attuale assessore alla Cultura della giunta Manfredi. È a loro, oltre che a Schlein, che De Luca l’ha giurata. Vincenzo De Luca chiama a raccolta i suoi e blinda tutto il Pd regionale a un pegno di “guerra”: nessuno dei consiglieri deve andare da “quelli”, i “romani”. Non si parla con “loro”: il muro contro muro deve continuare «finché non ci liberano dal commissariamento e non ci danno la data del congresso regionale».

Martedì il governatore avrebbe riunito in riunione riservata Fulvio Bonavitacola, il vice presidente della Regione, per dettare le regole in modo chiaro: nessun consigliere regionale dem “deve andare” finché non finisce il commissariamento. Dal Nazareno, scrollata di spalle. “Dispiace che il presidente De Luca abbia scelto di non partecipare e confidiamo di averlo con noi in ulteriori iniziative”, ha detto Antonio Misiani, commissario del partito in Campania. De Luca non ha fatto mancare i suoi graffi: “Il Pd di Schlein? I loro sono atti di delinquenza politica. Hanno perso le primarie, sequestrato il partito, messo un cacicco di nome Misiani a fare il commissario. Non rispettano le regole elementari della vita democratica”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.