E’ di qualche giorno fa la pubblicazione di una ricerca rivoluzionaria che getta nuova luce sui complessi meccanismi idrici della caldera dei Campi Flegrei, uno dei vulcani attualmente più monitorati al mondo. Lo studio, pubblicato sul Journal of Volcanology and Geothermal Research, rappresenta il primo lavoro completo sulla geochimica delle acque sotterranee, sulla loro composizione e temperatura dall’inizio dell’attuale crisi bradisismica nel 2005.

LA RICERCA

Un team di ricercatori (Stefano Caliro, Rosario Avino, Francesco Capecchiacci, Antonio Carandente, Giovanni Chiodini, Emilio Cuoco, Carmine Minopoli, Francesco Rufino, Alessandro Santi, Andrea L. Rizzo, Alessandro Aiuppa, Vincenzo Allocca, Pantaleone De Vita, Mauro A. Di Vito) guidato dall’Osservatorio Vesuviano dell’INGV, in collaborazione con le Università di Palermo, Napoli Federico II e Milano-Bicocca, ha mappato con precisione il sistema idrico sotterraneo dei Campi Flegrei, rivelando un vero e proprio mosaico di acque dalle diverse caratteristiche. Lo studio ha identificato quattro tipologie principali di acque sotterranee: ci sono le acque fredde di origine meteorica e quelle termali bicarbonate e anche acque clorurate ad alta temperatura e soprattutto quelle ricche di zolfo nell’area Solfatara-Pisciarelli, che sono le più monitorate per predire una futura eruzione.

I RISULTATI

La ricerca, basata sull’analisi di 114 campioni raccolti tra il 2013 e il 2014, ha permesso di sviluppare un modello geochimico innovativo che descrive l’evoluzione delle acque nel loro percorso sotterraneo. Di particolare interesse è l’area Solfatara-Pisciarelli, confermata come cuore pulsante dell’attività idrotermale della caldera. I risultati ottenuti hanno portato alla realizzazione di una rete permanente di monitoraggio, attiva dal 2018. Questo monitoraggio rappresenta uno strumento fondamentale per rilevare tempestivamente eventuali segnali di ripresa dell’attività vulcanica.

Lo studio segna un importantissimo passo in avanti nella comprensione dei processi idrogeochimici dei Campi Flegrei, fornendo strumenti agli studiosi molto più efficaci e affidabili per il monitoraggio e la previsione di una futura eruzione vulcanica in una delle aree più densamente popolate d’Europa. Da segnalare anche la presenza di due principali anomalie termiche, localizzate nelle zone di Solfatara-Pisciarelli e Monte Nuovo, che evidenziano la complessità del sistema geotermico flegreo e l’importanza di un monitoraggio costante e approfondito.

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