A mettere di un po’ di ordine sulla questione dei ‘congiunti’, che da giorni sta tenendo sulle spine i cittadini e che ha costretto il governo a un andirivieni di precisazioni comunque poco esaustive, arriva la presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia. In videoconferenza con l’Associazione Stampa Estera in Italia, Cartabia ha dichiarato: “La parola ‘congiunto’ non è un termine giuridico, per cui lascia effettivamente un margine e uno spazio interpretativo molto ampio”. E che quindi “non essendo un termine giuridico, mi aspetto una circolare ministeriale che dia indicazioni chiare sia ai cittadini che alle forze dell’ordine chiamate a far rispettare la regola, su quali siano i tipi di rapporti che rientrano in questa idea di ‘congiunti’…”.

Si era capito da subito che lo spazio per l’interpretazione sarebbe stato molto ampio, dalla conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte di domenica scorsa. Dopo la quale, cittadini e giornalisti si erano affannati a rintracciare e cogliere il significato preciso dell’espressione, per capire chi fossero effettivamente questi ‘congiunti’ che si potranno tornare a incontrare da lunedì 4 maggio, quando molte restrizioni del lockdown cadranno.

La cosa migliore – ha affermato Cartabia – è dare una interpretazione ufficiale da parte del Governo su cosa volesse significare la parola ‘congiunto’. Non mi sembra un termine applicabile a una qualunque relazione di amicizia; è un termine che ha più a che fare con i legami di una comunità affettiva, sicuramente la famiglia legalmente riconosciuta e le unioni civili, ma anche una comunità affettiva stabile”.

A definire l’espressione congiunti è l‘art. 307 del codice penale, secondo cui la categoria indica “ascendenti, discendenti, coniuge, la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, fratelli, sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti”. E quindi niente cugini, amici o fidanzati. Ma poi lo stesso governo aveva incluso nella categoria anche i fidanzati, parenti e affini, conviventi e affetti stabili.

Antonio Lamorte

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