Lo scoop
Casaleggio a libro paga della Philip Morris, tutti i dettagli della maxi consulenza
Casaleggio Associati srl – che ha manifestamente operato fino a oggi come società di servizi per il Movimento Cinque Stelle – ha incassato da Philip Morris Italia la maxi somma di 1.950.166 euro e 74 centesimi, al netto dell’Iva. Quasi due milioni di euro tondi, che con l’Iva arrivano a 2.379.203 euro. Una cifra impressionante, riferita ad un periodo di fatturazione, da noi analizzato, compreso tra il settembre 2017 e lo scorso mese di ottobre 2020. Il rapporto di consulenza tra il gigante mondiale dell’industria del tabacco e la Casaleggio Associati riveste carattere di continuità: le fatture non sono relative ad un evento specifico ma regolarmente cadenzate nel tempo.
Quelle che abbiamo avuto modo di verificare riguardano 49 pagamenti, molti dei quali da 50.000 euro tondi, alcuni minori ed altri, in particolare la fattura di fine anno, staccata a fine novembre, di 140.000 euro. La media dei bonifici partiti da Philip Morris e ricevuti dalla società di Davide Casaleggio è stata nel tempo di 40.000 euro al mese nel periodo esaminato. Rispetto all’arco di tempo tra il 2017 e il febbraio 2018 si nota un incremento nelle cifre versate a partire dal marzo 2018, quando il Movimento Cinque Stelle va al governo con la Lega. Sarà un caso, ma quando la settimana scorsa è esploso il caso dell’europarlamentare Dino Giarrusso, lo stesso s’è abbandonato a uno sfogo dal sen fuggito: «Ho ricevuto un contributo come tutti i parlamentari del Movimento. Io odio il fumo, non ho nulla a che fare con la lobby del tabacco. Ho pensato solo: se hanno finanziato tutti gli eletti alle politiche del 2018, potranno finanziare anche me».
Corroborati dall’ammissione inequivocabile dell’ex Iena, abbiamo focalizzato la lettura degli interventi normativi mirati. Siamo andati a spulciare i conti. A verificare le transazioni. E soprattutto, abbiamo ricollegato quella gigantesca e continua operazione di sostegno finanziario ai servigi resi. Ne risulta che l’industria del tabacco, e Philip Morris in modo particolare, ha beneficiato di un trattamento di favore relativo soprattutto al regime di tassazione agevolata che riguarda il tabacco bruciato. Le sigarette elettroniche. I prodotti innovativi come Iqos, per intenderci. Su di loro è stata applicata, in via fiduciaria, dando per buona l’asserita minore nocività sulla salute, una riduzione importante sull’applicazione dell’accise. La tassa che lo Stato esige sui prodotti del tabacco è stata ridotta negli anni.
Nel 2014, quando il primo prodotto da tabacco bruciato compare sul mercato italiano, la riduzione è del 50%. Quando il Movimento Cinque Stelle vince le elezioni del 4 marzo 2018 e dà vita al primo governo Conte, ecco che lo sconto sulle accise si riduce di un ulteriore 25%, diventando così del 75%. A dispetto della valutazione delle autorità sanitarie, che nello stesso periodo chiedono alle case produttrici di approfondire test ed esami clinici, la liquidità che viene garantita dal minor gettito si fa gigantesca. Per intenderci: se un pacchetto di sigarette tradizionali costa 5 euro, 4 sono quelli che vanno all’erario, tra accise ed Iva. 50 centesimi vanno al tabaccaio, come agio. Il margine per il produttore è di 50 centesimi a pacchetto venduto. Per i prodotti da tabacco riscaldato, no: il pacchetto costa 4,50 euro in media. Al tabaccaio vanno anche in questo caso 50 centesimi. Ma all’erario va meno. Diciamo 1,50 euro. Il margine per Philip Morris è di 2,50 euro per ciascun pacchetto venduto; non a caso il marketing delle grandi aziende di tabacco è così fortemente orientato su quei prodotti.
Per capirci: in Italia sono stati venduti in quattro anni 13 milioni di Iqos, per ognuno dei quali devono essere acquistate le ricariche, continuamente. Il margine realizzato raggiunge cifre stratosferiche. Tanto che alla voce “investimenti” figurano società di lobbying e realtà ibride in grado di dialogare con la politica. Di incidere sulla sfera pubblica e sui decisori. Siamo nell’ambito dell’illecito? Non sta a noi dirlo.
Siamo però in un campo minato, dove dietro a ogni piantina di tabacco possono nascondersi grandi insidie. Perché una industria così potente in Italia sembra aver messo tramite i lobbisti i propri artigli sui parlamentari del primo partito politico, perno del governo del Paese da due anni. Forti di un gettito di 14 miliardi di euro, le industrie del tabacco sembrano essere riuscite a influenzare direttamente le decisioni che le riguardavano, realizzando profitti a scapito dell’erario pubblico. Aiuto di Stato, potremmo definirlo, e non sapremmo dire come la prenderebbe l’Europa. Minor introiti per finanziare scuola, ricerca, sanità e trasporto pubblico in un momento di grave crisi per il Paese, certamente.
Di nuovo regime fiscale si è iniziato a parlare qualche settimana fa, quando il Direttore dell’Agenzia delle Dogane, l’economista Marcello Minenna, ha preparato un intervento specifico da sottoporre al governo, per il collegato alla manovra di bilancio. Minenna prevedeva un nuovo regime fiscale con il superamento dell’equivalenza e l’introduzione di un prelievo calcolato sul prezzo di vendita al pubblico dichiarato dal produttore, obbligo del bollino dei Monopoli e vendita solo dopo il via libera dell’Agenzia delle dogane per le sigarette elettroniche e i liquidi utilizzati per lo svapo, chiedendo alla maggioranza di introdurli nella nuova legge di Bilancio in preparazione. Poi però è arrivata – anche quest’anno – una manina. Invisibile, come avvolta in una nube di fumo. E ha cancellato tutto.
«Niente più rincari per le sigarette elettroniche – attesta Ansa il 15 scorso – nell’ultima bozza della manovra salta, infatti, la previsione di una accisa del 25% del prezzo di vendita sui prodotti derivati dal tabacco, i tabacchi da inalazione senza combustione, le sigarette elettroniche e i prodotti accessori che sarebbe scattata dal primo gennaio». Quando si indaga è importante trovare la pistola fumante. Noi abbiamo trovato un Iqos.
https://video.ilriformista.it/5stellopoli-domani-sul-riformista-la-casaleggio-finanziata-dalle-lobby-delle-sigarette-OXLLjgJOYT
© Riproduzione riservata