Per la bonifica di Bagnoli non c’è intera copertura
Case abusive, il Comune si sveglia: “Bisogna rivisitare il Piano regolatore vecchio di 30 anni”

“Abbiamo la necessità di rivisitare il Piano regolatore della città di Napoli per aggiornarlo alle esigenze, ai modelli di sviluppo e alle necessità che dopo trent’anni sono cambiate. Lo sviluppo urbanistico della città è un pezzo importante così come lo è realizzare un grande Piano sulla transizione energetica”. Lo ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi intervenuto a margine del Consiglio comunale. Dunque il Comune di Napoli giunge a una nuova consapevolezza, quella che numerosi comitati cittadini stanno gridando da tempo. E così si riaccende la speranza di quanti da anni vivono con in testa la spada di Damocle degli abbattimenti.
Il Riformista ha raccolto numerose testimonianze di famiglie che vivono in case di prima necessità costruite anche 30 anni fa. Negli anni le cose sono molto cambiate. In 30 anni il quartiere Pianura si è popolato densamente e il suo aspetto è radicalmente cambiato. “Che senso ha abbattere le nostre case che sussistono in un vincolo di un paesaggio che ormai non c’è più?”, ha detto qualche tempo fa al Riformista Emanuela Vitale, giovane insegnante di Pianura. Anche la sua casa rischia di essere buttata giù. Poi c’è la storia della famiglia Cioce, che vive a Fuorigrotta, quartiere di Napoli a ridosso della collina di Posillipo. Per loro il 10 gennaio è iniziata la demolizione della loro casa in via Brigata Bologna. Un colpo al cuore, picconata dopo picconata. “Sono arrivati una mattina alle 8 e ci hanno detto di uscire perché dovevano buttare giù la nostra casa. Dentro c’era nostro padre che sta allettato con la bombola dell’ossigeno. Non c’è stato nulla da fare: i miei cognati l’hanno preso in braccio e l’hanno dovuto portare via”, hanno raccontato.
Trenta anni dopo, con utenze accordate e bollette e condoni pagati, a marzo arriva la notifica di sgombero. La casa andava abbattuta perché costruita in un territorio a rischio idrogeologico. “Quando è arrivato il documento di sgombero per noi è stato un fulmine a ciel sereno – ha raccontato Salvatore Cioce, l’unico figlio maschio – Subito ci siamo messi all’opera per capire cosa si poteva fare per salvare la nostra casa. Da un po’ di tempo mio padre non sta bene e non sapevamo nulla di quanto stava per accadere. Trenta anni fa quando è stata costruita la casa questo vincolo non esisteva, è stato dichiarato solo nel 2000. Dopo la notifica di sgombero abbiamo affidato a dei tecnici una perizia su questa zona. Abbiamo dimostrato che il rischio idrogeologico non c’è e che la montagna non è franabile. Abbiamo anche avuto parere positivo dal Bacino, manca solo l’ufficializzazione sulla Gazzetta Ufficiale ma per questo ci vogliono 6 mesi”. Intanto però le operazioni di demolizione sono già iniziate.
Sono tante storie, tutte molto simili tra loro che raccontano anche un altro dramma collegato agli abbattimenti delle case abusive: quello umanitario. Dove andranno tutte queste famiglie che vivono in case costruite dove non dovevano stare? Per non parlare dei costi che finiscono per precipitare nelle casse del comune come è già successo anche a Casal di Principe. A questo si aggiunge la pandemia che peggiora ancora di più tutto. Ma ora una speranza c’è è l’ha annunciata il sindaco Gaetano Manfredi: il piano regolatore è vecchio e va rifatto. Rivisitare il piano regolatore della città di Napoli per aggiornarlo alle esigenze, ai modelli di sviluppo e alle necessità che dopo trent’anni sono cambiate. Cero la questione degli abbattimenti delle case abusive è molto più complicata. “Indubbiamente Manfredi sta parlando di un’azione necessaria che mi auguro porti a termine – ha commentato Valeria Vitolo, del Coordinamento dei Comitati a Difesa del diritto alla casa della regione Campania – C’è da dire però che un piano regolatore a Napoli non può essere fatto senza una precedente sanatoria penale, poiché i limiti volumetrici sono già esautorati e non si possono stabilire nuove aree edificabili se prima non si abbatte tutto ciò che è abusivo, azzerando così i volumi e potendo ripartire da capo”.
”Lo sviluppo urbanistico della città è pezzo importante così come lo è realizzare un grande piano sulla transizione energetica – ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi – questi sono i veri passi per costruire la città del futuro ed è il lavoro che faremo nei prossimi mesi”. Manfredi ha riferito che con l’assessore Baretta si sta lavorando con il Demanio per applicare il federalismo demaniale sia per quanto riguarda il Demanio civile che militare. Un lavoro a valle del quale il Comune avrà in dotazione ”dei contenitori rispetto ai quali andrà fatta una valutazione relativa alla loro destinazione d’uso”.
Intanto resta anche il problema infinito di Bagnoli. ”Il mio obiettivo minimo è avere certezza delle cose da fare e dei soldi che servono, argomenti su cui non c’è chiarezza perchè non c’è al momento tutta la copertura per la bonifica e dunque è necessario un ragionamento con Roma per capire come garantire la copertura”. Lo ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, rispetto al tema della bonifica e della rigenerazione urbana di Bagnoli, del quale è anche commissario. “Ora che ci insedieremo anche con la struttura tecnica – ha detto Manfredi – faremo in modo di accelerare e di venire a capo di una situazione che si trascina da decenni e che rappresenta una grande opportunità per la città”. Il sindaco e commissario ha riferito che da ormai un paio di mesi si sta procedendo a un approfondimento tecnico su tutti i dossier perchè ”Bagnoli ha una sua complessità” che riguarda sia le bonifiche a terra che a mare. ”È necessario fare chiarezza – ha evidenziato – sia sulle scelte che sulle tecnologie da utilizzare ed è necessario definire con attenzione i cronoprogrammi perchè il tempo non è una variabile indipendente”.
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