“Una situazione inaspettata”, è questo il titolo del tema in cui Castrese, 14 anni, ha raccontato un suo dramma intimo che non aveva mai avuto il coraggio di raccontare nemmeno ai suoi: quel giorno terribile in cui hanno abbattuto la sua casa. E il suo dramma è comune a tante altre famiglie che vivono a Pianura, quartiere della periferia di Napoli e su cui incombe la minaccia della ruspa: quelle case sono abusive e vanno demolite.

Poco importa che siano frutto di 30 anni di sacrifici e nemmeno che in tanti abbiamo pagato milioni di lire per il condono. Vanno giù e il dramma diventa umanitario: che fine fanno quelle famiglie? Ed è proprio questo Castrese e sua mamma Pina vogliono testimoniare. “È una violenza troppo grande, mio figlio non mi aveva mai parlato della sua sofferenza – racconta Pina Caianiello, 60 anni, mamma di Castrese – Poi ho letto il suo tema e sono stata ancora più male nel capire quanto vedere la casa che non c’era più era stata per lui un trauma. Ma di tutta questa sofferenza, dei bambini, lo Stato non se ne importa?”

“Era il 30 settembre 2018 – scrive Castrese nel suo tema – Io ero a scuola e i miei genitori stavano vedendo la nostra casa cadere a pezzi. In quella casa c’era sudore, lacrime e sacrifici che hanno fatto i miei genitori”. Castrese è un ragazzo molto sensibile dagli occhi dolci. Mentre racconta quel dramma gli vengono le lacrime agli occhi, come se raccontandolo stesse ripercorrendo minuto per minuto il film di quella tragedia familiare. “Mi dissero che avevano buttato giù la casa – racconta – ma io non ci ho creduto finchè non l’ho vista con i miei occhi. Casa è il posto sicuro, quello che c’è sempre, e invece non c’era più. Non ho detto niente perché non volevo che i miei genitori soffrissero…già i pensieri e il dolore che avevano erano tanti”.

Ora Castrese con mamma e papà vive in una casa che degli amici gli hanno dato in prestito. Stanno appoggiati in piccole stanze umidissime e sono grati di quella ospitalità. “Non solo il dolore per la casa che ti hanno abbattuto ma anche il pensiero di non sapere dove andare – dice mamma Pina – La nostra casa è stata costruita 30 anni fa, abbiamo pagato anche il condono 25 milioni di lire al Comune di Napoli ma niente, ce l’hanno buttata giù e con lei tutti i nostri sogni. Vorremmo sapere perché nonostante i nostri pagamenti ci hanno fatto questa violenza”.

“A questa domanda dovrebbe rispondere il Comune, a pina e a tutte le famiglie nella stessa situazione”, racconta Emanuela Vitale, abitante di Pianura che da anni è in prima linea nel raccontare il dramma degli abbattimenti delle case. Anche sulla sua famiglia pende lo stesso dramma. “Giusto o sbagliato 30 anni fa si costruiva e poi si chiedevano le autorizzazioni. Non c’era un piano regolatore ma il Comune puntualmente rilasciava gli agganci per le utenze e inviava bollettini da pagare per il condono edilizio. Tante famiglie hanno speso milioni di euro per poi vedersi quella stessa casa abbattuta. Persino la beffa di doversi pagare l’autodemolizione che diventa un debito insormontabile. Ma intanto il Comune ha incassato”.

Pina soffre ancora tantissimo. Non riesce a dormire, si smarrisce facilmente e si sta facendo aiutare da una psicologa per superare quel trauma enorme. “È un trauma che non passa – conclude Pina –  al signor Presidente Draghi dico: fermatevi, basta. Questa è la guerra che teniamo noi in casa nostra, mandano le persone in mezzo alla strada e le fanno stare male. La mia stoia è come quella di tanti altri a cui presto sarà abbattuta la casa, fermate tutto questo dolore”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.