L'appello della famiglia
Cecilia Sala, i genitori chiedono il silenzio: “Fase complicata e molto preoccupante, accogliete nostra richiesta”. Iran: “Italia non segua politica Usa”
Basta parlare di Cecilia Sala. Silenzio stampa. E’ quello che chiedono i genitori della 29enne giornalista detenuta in condizioni disumane nel carcere di Evin a Teheran da oltre due settimane. “La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante” sottolineano in una nota i genitori. “Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. In questi giorni – spiegano – abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione”. Da qui l’appello alla riservatezza: “Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”.
Cecilia Sala, il silenzio chiesto dalla famiglia
La nota della famiglia di Cecilia Sala arriva all’indomani della diffusione di notizie sullo stato di detenzione nel carcere di Evin. Nelle telefonate ai propri cari Sala ha fatto sapere di trovarsi in una cella senza materasso, con solo due coperte, una da poggiare a terra, l’altra per proteggersi dal freddo. Non ha gli occhiali da vista (confiscati nel giorno dell’arresto) per ripararsi da una luce accesa 24 ore su 24. Da due settimane Sala non vede nemmeno le guardie penitenziarie con il cibo le arriva da una fessura della porta. I genitori, che hanno potuto sentire la figlia dopo giorni di isolamento, raccontano che è molto provata e che ha spesso ripetuto nel corso della telefonata: “Bisogna fare molto in fretta”.
Iran: “Italia non segua politica Usa”
Oggi, 3 gennaio, l’ambasciatrice italiana in Iran Paola Amadei, che ha incontrato una volta Cecilia Sala in carcere, è stata ricevuta al ministero degli Esteri di Teheran. Amadei è stata ricevuta dal direttore generale Europa del ministero al quale ha rinnovato la richiesta di rilascio immediato della giornalista e il miglioramento delle condizioni della sua detenzione, oltre alla possibilità di effettuare altre visite consolari.
Dopo l’incontro l’Iran in una nota ha protestato per l’arresto di Mohammad Abedini Najafabadi, definendolo “illegale e in linea con gli obiettivi politici ostili Usa” e si aspetta che “Roma rigetti la politica sugli ostaggi degli Stati Uniti e crei le condizioni per il rilascio. Gli Usa prendono in ostaggio gli iraniani nel mondo, imponendo le loro leggi in altri paesi: questo non solo danneggerà i legami Iran-Italia, ma è contro le leggi internazionali”. Lo riporta l’Irna.
La vicenda legata all’arresto di Abedini in Italia
Ieri, 2 gennaio, c’è stato un vertice a palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello della Giustizia Carlo Nordio, con il governo italiano che ha ribadito la richiesta al regime dell’Ayatollah Khamenei di liberare la giornalista. Contestualmente l’Iran, il cui ambasciatore in Italia MohammadReza Sabouri è stato incontrato ieri dalla Farnesina, ha fatto sapere di aver garantito “l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran” e di aver garantito a Sala “tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari”. Inoltre aveva chiesto l’immediata liberazione di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere dei droni iraniano fermato a Malpensa il 16 dicembre scorso. “L’iraniano Mohammad Abedini è detenuto nel carcere di Milano con false accuse e Teheran si aspetta dal governo italiano che reciprocamente, oltre ad accelerare la sua liberazione, gli vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”.
L’arresto di Cecilia Sala, che in Iran aveva un regolare visto giornalistico, sarebbe una ritorsione al fermo di Abedini, attualmente detenuto nel carcere milanese di Opera e ricercato dagli Stati Uniti che ne chiedono l’estradizione perché avrebbe creato una società schermo attraverso la quale acquistare componenti tecnologiche per la costruzione dei droni utilizzati dai pasdaran iraniani. Oggi Abedini ha incontrato il suo avvocato Alfredo De Francesco, che lo ha informato del parere negativo ai domiciliari, non vincolante, della Procura generale di Milano. Una decisione in tal senso sarà presa dalla Corte di Appello di Milano, che ha fissato l’udienza sulla richiesta di domiciliari il prossimo 15 gennaio.
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