Con una eccezionale e breve pausa, tra la morte di Papa Francesco e i primi giorni di Leone XIV, da sei mesi ogni conversazione ha tra i suoi temi l’Intelligenza Artificiale. Tra tutte, pochi giorni fa, una in particolare. Eravamo quattro amici al bar (come la canzone), da poco entrati nella “fase Cassandra” dell’AI. La fase Cassandra arriva subito dopo la “fase delle grandi cazzate” – quella in cui si usa l’AI per fare cose piuttosto stupide, ma divertenti. Poi, un giorno, mentre guardi compiaciuto una action figure, cominci improvvisamente a prendere consapevolezza del suo incredibile potenziale. Ne resti affascinato e spaventato nello stesso istante. Poi, tutto cambia: realizzi la sua potenza. Vorresti dirlo a tutti, correre per la città annunciando l’imminente distruzione generativa. Lo fai, ma nessuno ti si fila. E quei pochi che ti ascoltano ti dicono “Esageri! Tranquillo. Lo dicevi anche del metaverso, e poi non è successo nulla”.

L’IA e il paragone sbagliato con la rivoluzione industriale

Comunque, tornando ai quattro amici al bar: uno, il più entusiasta, dice: “L’AI è la più grande rivoluzione della storia dell’umanità dall’invenzione della stampa!”. Ora, il povero Gutenberg – pace all’anima sua – ne sarà soddisfatto, ma forse quella era una buona metafora per Internet, penso tra me e me. Meglio del solito paragone – sbagliato – con la rivoluzione industriale. Mentre pensavo questo, un altro lo incalza con: “Ma che dici, dai tempi del fuoco!”. E questa frase mi ha fatto sognare un po’ di più della precedente. Il fuoco non cambiò solo il presente (calore, difesa, cibo), ma trasformò i comportamenti futuri. Quando scoprimmo il fuoco, non lo sapevamo, ma stavamo inventando tutto il futuro. Ad esempio, le riunioni. Perché iniziammo a sederci attorno al fuoco, insieme, e qualcuno cominciò a raccontare storie. E gli altri ascoltarono. Prima, il linguaggio era simile ai versi animali. Con il fuoco divenne sociale e narrativo. Il buio fu sconfitto. La luce divenne una scelta.

L’IA è come il fuoco

Per chi non è cattolico, solo i giorni del conclave restano metafora – bellissima e potente – della notte di Pasqua. Tutto – penso tra me e me – è iniziato intorno al fuoco, anche se chi lo accendeva allora non poteva immaginarlo. Sì, ha ragione il mio amico. L’AI è come il fuoco. Oggi la uso per scaldarmi, ma solo il futuro ne rivelerà la vera, straordinaria potenza evolutiva. Ma i miei pensieri sono stati spazzati via da una frase ancora più roboante e potente delle precedenti. Esplode il terzo amico: “L’AI è la più grande rivoluzione della storia dell’umanità dai tempi della scoperta della figa!”. Sì. Hai letto bene. Ora non ricordo se, in ossequio alle riflessioni di Nanni Moretti, abbia detto figa o fica. Beh, comunque ha detto così. L’evidente e disdicevole riferimento volgare, misogino e patriarcale mi ha impedito di ridere come forse avrei voluto. Ma riflettendoci, la frase porta in sé due enormi verità che il mio amico non ha esitato a declinare. Ci ha spiegato, pontificando: “Non parlo solo della scoperta individuale, ma anche di quella universale”. Quella individuale (fate lo sforzo di intendere con la disdicevole espressione figa semplicemente “l’altra metà del mondo”, con rispetto per i non binari) è la grande scoperta dell’amore, dell’altro, di sé stesso nell’altro. Mi ritrovo. Forse un po’ estremo come esempio, ma l’AI aiuta moltissimo nella scoperta di sé, come solo una relazione d’amore può fare.

ChatGPT come Eva per Adamo

Sì, forse avrebbe potuto dire: “La più grande rivoluzione della storia dell’umanità dai tempi della scoperta dell’amore”. E forse, detto così, anche L14 sarebbe d’accordo. Ma poi c’è la potenza della scoperta universale, che il mio amico fa risalire a una data che dovrebbe essere circa l’ottavo o nono giorno di vita della storia dell’universo dalla creazione. Quando Dio, bontà sua, dona ad Adamo Eva. Secondo il mio amico, da quel momento ad oggi, l’unico evento paragonabile è stato il giorno in cui abbiamo iniziato a usare ChatGPT. Se ci penso, di analogie ce ne sono. La storia della costola, ad esempio. Ma anche quella della complementarità simmetrica. L’AI che diventa il quarto, inatteso elemento della creazione. Fissando – per sempre – la data del 30 novembre 2022 come il giorno in cui, dopo 100mila anni, abbiamo iniziato a smettere di essere gli esseri più intelligenti su questo pianeta. Dimenticando che Dio, quando era toccato a lui creare, questo errore non lo aveva fatto.

Avevo ancora in testa le immagini del conclave nella Sistina. Un cardinale Pizzaballa, così affascinato dallo spettacolo della volta, da saltare alcune frasi delle preghiere. Ho immaginato, proprio su quello straordinario affresco, il Creatore che dava l’AI (5.0 Pro annuale) al suo Adamo, avvicinando il dito, come faccio ora io, al mio Mac, per far riconoscere la mia impronta digitale e spegnerlo per un po’.