Il caso
Chi è Niko Pandetta, il neomelodico che non può cantare perché nipote del boss: “Non c’entro nulla con la malavita”
Dalla musica neomelodica a quella trap. Un cambiamento artistico determinato da uno personale, interiore, dopo l’esperienza che lo ha cambiato e da cui si è riscattato. E’ la storia di Vincenzo Pandetta, in arte Niko Pandetta, ex neomelodico classe 1991 travolto puntualmente dalle polemiche per aver dedicato una canzone allo zio Salvatore Cappello, boss catanese al 41 bis dal 1993.
Dopo un disco di recente pubblicazione, il catanese Niko aveva in programma di esibirsi il 17 settembre a Ostia per la rassegna Villaggio dello Sport-X Village. Ma dopo l’affondo delle opposizioni e l’attenzione della Prefettura, il suo concerto è stata annullato. La presidente in carica del X municipio di Roma, Giulia Di Pillo, ha annunciato di aver “dato disposizione agli uffici di predisporre tutti gli atti necessari per l’annullamento del concerto del 17 settembre 2021 di Niko Pandetta presso l’X Village. Fermo restando che gli spettacoli che si svolgono all’ interno del Villaggio dello sport dovrebbero essere comunicati all’ Amministrazione per una valutazione e che tutto ciò non è avvenuto, ritengo che l’esibizione del cantante in questo territorio non sia affatto opportuna né in linea con l’offerta culturale del Municipio“, ha detto Di Pillo spiegando i motivi che ci sono dietro la decisione di annullare l’esibizione del trapper.
Pandetta da tempo rivendica di essere cambiato e di aver saldato tutti i guai con la legge. Sui suoi canali social, il trapper ha risposto direttamente a chi ha deciso di annullare la data del suo concerto: “Dovrei essere preso d’esempio come rivalsa ma i giornali e molti altri organi preposti, in svariate regioni d’Italia provano ad intralciare il mio lavoro, i miei live show. Ho ribadito molte volte che grazie alla musica sono una persona nuova e diversa dal passato. Continuano ad additarmi determinate accuse alle quale ho dato ampie risposte e spiegazioni nel corso degli anni. Il brano che mi si contestualizza (‘Dedicata a te’, ndr) è stato rimosso dalle scalette dei miei Live Show ben 5 anni fa. Quindi trovo queste accuse infondate. Ribadisco che potrei essere d’esempio per molti giovani che hanno vissuto o vivono la realtà che ho vissuto anche io. Ringrazio Dio per avermi dato una seconda possibilità. Credendo in me stesso coltivando le mie doti e passioni”.
Tatuaggi sul corpo e sul viso, sguardo truce e foto con mazzette di soldi in mano, Pandetta ringrazia la musica per averlo aiutato a riscattarsi dopo alcuni problemi avuto con la legge, un pagina della sua vita che sembra aver archiviato. Catanese del quartiere Cibali, una famiglia difficile e un passato in carcere per spaccio, nel 2016 è finito nel mirino delle polemiche per aver dedicato una canzone allo zio Salvatore Turi Cappello, uno dei più potenti boss catanesi. Alcuni versi non lasciano spazio a interpretazioni: “Zio Turi io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stato tu la scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore, per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis”. Il trapper però sostiene di non cantare più il primo brano della sua carriera da almeno cinque anni. In più occasioni, agli organi di stampa, ha ribadito che non ha alcun legame con la criminalità organizzata.
Dopo la decisione del X municipio di Roma, Pandetta su Instagram è tornato sull’argomento: “Sono nato e cresciuto in strada, nella mia vita ho commesso molti errori e li ho pagati sempre a caro prezzo. Quando sono tornato in libertà ho inciso il mio primo singolo ed ha avuto un enorme successo ed ha suscitato a molte critiche. Ma ero un ragazzo diverso avevo la testa altrove. Oggi ringrazio sempre di essere cambiato e che l’unica passione che avevo da bambino mi ha salvato dalla strada e permesso di realizzare alcuni dei miei sogni”.
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