Per Sam Altman l’intelligenza artificiale è già più avanzata del cervello umano: a una macchina “dobbiamo sembrare canti di balena rallentati”. A meno di due mesi dal suo lancio ChatGPT è un vero e proprio fenomeno capace di attirare milioni di curiosi, in grado di aprire dibattiti sulla tecnologia e i suoi effetti e difetti, sulle possibilità e le storture. E il merito è tutto di questo 37enne statunitense che il chatbot di OpenAI l’ha creato: Robert Altman, già nel 2015 incluso da Forbes nella classifica degli under 30 più influenti al mondo.

ChatGPT è stato lanciato a fine novembre: un software in grado di formulare testi a partire dalle richieste dell’utente. Si basa sulla tecnologia GPT-3.5, un’intelligenza artificiale addestrata su un’enorme mole di testi di diverso genere e che a partire da quelli genera i suoi contenuti. Può essere testato gratuitamente creando un profilo sul sito di OpenAI. Si è rivelato in grado di creare testi divulgativi, canzoni, brani per pianoforte, battute, capace di diagnosticare malattie a partire dai sintomi, poesie. Potrebbe non restare gratuita per sempre.

Altman, nato a St. Louis nel 1985, aveva cominciato a mostrare propensione e applicazione per la tecnologia fin da bambino. A otto anni, ha raccontato la madre, ha smontato e rimontato alla perfezione il suo primo Mac, che da poco aveva ricevuto in regalo. A 19 anni aveva creato Loopt, un’app che permetteva di condividere la propria geolocalizzazione. A 26 anni aveva cominciato a lavorare per l’incubatore di start-up Y Combinator – che ha finanziato app come Airbnb, Reddit, Twitch e Dropbox – fino a diventarne presidente. Era alla Stanford University che ha cominciato a pensare alla creazione del chatbot anche se poi non avrebbe terminato gli studi in scienze informatiche.

Con Elon Musk nel 2015 ha creato OpenAI, un’associazione senza scopo di lucro, a San Francisco. L’obiettivo era quello di creare un’intelligenza artificiale open source con brevetti liberi aperti al pubblico. Il sodalizio sarebbe terminato nel 2018 con l’addio di Musk. La società sarebbe diventata una for profit e avrebbe dato vita nel 2021 a Dall.E, un algoritmo in grado di creare un’immagine a partire soltanto dalla descrizione di un solo testo.

Altman la nuova stella della Silicon Valley. A prescindere dall’attenzione – e quindi dal successo mondiale – che sta ottenendo la sua creazione teme, come Steve Jobs ed Elon Musk prima di lui, che la fine del mondo sarà causata dall’intelligenza artificiale più che da catastrofi naturali. Punta a mettere l’intelligenza artificiale a servizio del “bene per l’umanità” in grado di “imitare il cervello umano”. Al momento è molto lontano da questi obiettivi: il funzionamento del suo ChatGPT non è esente da falle, molto frequenti, spesso fornisce risposte sbagliate, genera i suoi testi a partire da un calcolo probabilistico sui testi di cui è stato fornito fino al 2021.

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