La bersagliera è morta a 95 anni
Chi era Gina Lollobrigida, “la bersagliera” amata perché bella ma che amava la libertà

Nonostante sia stata da sempre una vera e propria icona cinematografica, diva indiscussa come non se ne fanno più, Gina Lollobrigida ha dovuto aspettare il 1 febbraio del 2018 per ricevere la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood, quasi 70 anni dopo Tesoro dell’Africa, il suo primo film americano. Lollo, questo il suo soprannome internazionalmente, ci lascia a 95 anni, vissuti sempre al 100%, con una indefessa dedizione a tutte le arti, dall’amato cinema fino alla sua ultima passione, la scultura, e un coinvolgimento anche nella vita politica del nostro paese, sin dal 1999. Non le sopravviverà solo il suo genio artistico ma anche la sua energia che l’ha vista attiva e desiderosa di essere protagonista della sua vita fino all’ultimo giorno, una lezione di autonomia e indipendenza mentale e morale, che le permette di lasciarci un’eredità ulteriore, oltre quella cinematografica.
Con vera e non falsa modestia si interrogava spesso, durante le interviste, su cosa ci fosse stato in lei che i registi ma soprattutto il pubblico avevano visto, tanto da erigerla a stella. Proprio ad Hollywood, sotto i riflettori, aveva detto: “Sono passati 50 anni dal mio ultimo film a Hollywood, ma la gente oggi mi ha accolto come se fosse passato un minuto. Sono commossa”. Ancor prima, nel 2017, durante la cerimonia di consegna di un premio, aveva parlato della forza del cinema e di quello che la settima arte aveva fatto per lei: “Il cinema è un’arte immediata, con cui si può avere un pubblico in poco tempo. Infatti io sono venuta fuori velocemente, non so perché, evidentemente c’era qualcosa che attirava il pubblico. Sono stata fortunata anche nella carriera cinematografica perché ho avuto una popolarità che poi è rimasta dopo tanti anni e questo è anche molto più difficile, alle volte”.
In un’epoca come questa dove si parla tanto di empowerment femminile, di rappresentazione, Gina Lollobrigida è stata esempio di modernità, di orgoglio e di forza, oseremmo definirla una “bersagliera”, dal suo ruolo più famoso, quello di Pane Amore e fantasia di Luigi Comencini, nella vita e sullo schermo. Sin da giovanissima, ha sempre dimostrato la sua tempra. Divenne famosa quasi prima in Francia che in Italia, grazie a Fanfan la Tulipe del 1952. Già nel 1950, neanche 23enne, volò a Los Angeles voluta dal leggendario miliardario e produttore Howard Hughes con cui firmò un contratto che le avrebbe garantito una rosea carriera da diva Hollywoodiana. La giovane Lollo però, mostrando già un carattere forte, risoluto e determinato, contro ogni aspettativa, scelse di non portare avanti questo percorso, poiché scoprì che questo impegno l’avrebbe vista rinchiusa in una gabbia dorata tipica dello star system dell’epoca. Rifiutandosi di essere una bambola in mano agli Studios, Gina Lollobrigida già segnò parte del proprio destino, aggirando poi l’ostacolo che le impediva di girare negli Stati Uniti per qualche anno, unendosi a grandi produzioni americane di base europea.
Nella sua filmografia ci sono registi simbolo del neorealismo italiano, Luigi Zampa, Carlo Lizzani, Pietro Germi ed ovviamente, Vittorio De Sica. Fu quest’ultimo, che, in occasione dell’episodio, Il processo di Frine del film di Alessandro Blasetti, Altri Tempi, coniò su di lei il termine “maggiorata fisica”. Nonostante queste fattezze che la volevano perfetta per ruoli di grande attrattiva per l’immaginario collettivo come quello della bella popolana, i suoi personaggi sono sempre stati donne che non si accontentavano di essere “l’interesse amoroso di” e si sono sempre fatte sentire. La stessa Lina di Torna a settembre, film di Robert Mulligan per cui vinse l’Henrietta Award ( un riconoscimento di Hollywood alla migliore attrice) dava un bel filo da torcere al suo Robert, interpretato da un indimenticato Rock Hudson mentre ancor più scaltra era Carla di Buonasera, signora Campbell, film di Melvin Frank, girato a Cinecittà che le ha fatto guadagnare, meritatamente, un David di Donatello.
Legato invece al personaggio di la bersagliera, che le valse un Nastro D’Argento e che interpretò, accanto a De Sica, anche nel riuscitissimo sequel Pane, amore e gelosia ( in quella che diventò poi la quadrilogia Pane amore e…), c’è anche il manifestarsi di una rivalità storica che ha sempre visto protagoniste Gina Lollobrigida e Sofia Loren, che la sostituì negli altri due film della serie. Questo scontro tra icone, seppur avallato dalle due attrici, si pensa sia stata frutto di un gioco della stampa dell’epoca, cavalcato da tutto il business cinematografico poiché Gina Lollobrigida è sempre stata famosa anche per le sue amicizie con donne di altrettanto fascino e fama “divina”. Prima fra tutte, quella con Marilyn Monroe, che Lollo a Vladimir Luxuria, in un’intervista per La Stampa, descrisse così: “Io e Marilyn eravamo simili, bellissime e sole, per questo siamo diventate amiche”.
Gina Lollobrigida, nel corso della sua vita e della sua carriera ha sempre cercato di vivere a pieno, mostrando apertamente chi era, cosa che soprattutto negli anni ‘50 e ‘60, era atto rivoluzionario. Dei suoi amori non ha mai fatto mistero, anzi spesso scandalo ma con nonchalance. Lasciandosi il cinema un po’ alle spalle è rinata varie volte, prima in veste di fotografa e fotoreporter e poi come scultrice, evolvendo la sua immagine ed essenza di artista in diversi modi e senza fermarsi mai. Paladina dei diritti Lgbtq+ ed anche madrina dell’edizione 2020 del Lovers Film Festival di Torino, diretto da Vladimir Luxuria, Gina Lollobrigida non ha mai perso occasione di rivendicare il suo diritto a decidere per la propria vita, i propri beni e il proprio destino, fino alla fine. Negli ultimi anni si è persino scontrata con il suo unico figlio, Andrea Milko Skofic, che la riteneva ormai incapace di prendere decisioni saul suo patrimonio, condizione su cui lei non era d’accordo e lo ha spesso dichiarato pubblicamente. Lollo, nei suoi 95 anni di vita ci ha donato una lezione di libertà e autodeterminazione.
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