Un’esplosione alle prime luci dell’alba. Un’onda d’urto che investe una Prospettiva Ryazansky deserta, dove però erano appena usciti da un portone due persone: il generale Igor Kirillov e il suo assistente. Un ordigno probabilmente inserito in un monopattino e che aveva una carica equivalente a un chilo di tritolo secondo gli investigatori. E per l’intelligence di Mosca non c’è stato mai alcun dubbio: quello di ieri mattina nella capitale russa era l’ennesimo omicidio eccellente di questa lunga guerra contro l’Ucraina.

A togliere ogni dubbio sulla matrice dell’attacco ci ha pensato direttamente il servizio segreto ucraino, l’Sbu, che ha rivendicato l’omicidio. Un’operazione che gli Stati Uniti hanno detto di non avere saputo in anticipo e di non appoggiare. Mentre il Regno Unito ha detto che “non piangerà la morte” del generale. “Kirillov era un criminale di guerra e un obiettivo assolutamente legittimo, dal momento che ha dato ordine di usare armi chimiche proibite contro soldati ucraini”, ha detto una fonte dell’intelligence di Kiev, “la punizione contro i crimini di guerra è inevitabile”. Firma e controfirma di un attentato che aveva da subito fatto guardare agli 007 ucraini e per almeno tre ragioni. La prima, perché in questi anni gli agenti ucraini hanno già operato così, assassinando tra gli altri Darya Dugina, figlia dell’ideologo nazionalista Alexander Dugin, il blogger Vladlen Tatarsky e l’ex parlamentare filorusso ucraino Illia Kyva. La seconda ragione è per la tempistica, perché lunedì Kirillov era stato incriminato in contumacia per avere usato armi chimiche durante l’invasione russa, in particolare la cloropicrina. Una tesi sostenuta anche da Londra (che a ottobre aveva sanzionato il generale) e da Washington ma respinta sempre da Mosca. La terza ragione è per il profilo: perché Kirillov era un elemento di spicco non solo per il suo ruolo sul campo di battaglia, ma anche per il peso della sua figura nella propaganda del Cremlino.

Chi era Kirillov

Kirillov, classe 1970, ha sempre avuto a che fare con le armi chimiche. Si è laureato nella Scuola superiore del comando militare di difesa chimica di Kostroma, per poi specializzarsi presso l’Accademia militare di difesa dalle radiazioni, chimiche e biologiche. Dal 2017 era a capo delle Forze di difesa radiologica, chimica e biologica dell’esercito russo, l’ufficio “Rkhbz”. Per anni ha smentito le accuse rivolte a Bashar al-Assad sull’uso delle armi chimiche in Siria. E nel 2020 la sua sezione ha avuto anche un ruolo nella missione “Dalla Russia con amore”, quella con cui il Cremlino inviò gli specialisti in Nord Italia durante le fasi iniziali e tragiche del Covid. Ha anche accusato più volte la Nato di avere creato una rete di laboratori segreti in Ucraina con cui venivano sviluppate armi chimiche e biologiche. Ha accusato gli Stati Uniti di avere messo a tacere le indagini sull’origine del coronavirus. E ha detto che Kiev aveva piani per colpire per lanciare “bombe sporche” contro le forze russe, fino a immaginare l’uso di “zanzare infette”. Non un “semplice” uomo della Difesa, quindi, ma anche un protagonista della guerra dell’informazione. E non a caso la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, lo ha ricordato come colui che “ha denunciato sistematicamente, con fatti alla mano, i crimini degli anglosassoni”.

La minaccia di Medvedev: “Funzionari Nato obiettivi”

In Russia, adesso, meditano una risposta. Dimitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha avvertito Kiev di una vendetta imminente, annunciando nelle scorse ore che “tutti i funzionari dei paesi Nato che hanno deciso di fornire aiuti militari a… l’Ucraina sono coinvolti in una guerra ibrida o convenzionale contro la Russia. E tutte queste persone possono e devono essere considerate un obiettivo militare legittimo per lo stato russo. E semplicemente per tutti i patrioti della Russia”. Ma il colpo è pesante e ora non è semplice inviare un messaggio pari a quello mandato dagli 007 ucraini. Solo pochi giorni fa nei dintorni di Mosca è stato ucciso anche lo sviluppatore software Mikhail Shatsky, il responsabile della modernizzazione dei missili da crociera russi. E ieri, il controspionaggio dello Sbu ha smantellato una rete di informatori che dava la caccia agli F-16 spediti alle forze ucraine. Il Cremlino può dare un colpo soprattutto sul fronte militare, dove Vladimir Putin tenta la spallata finale a Volodymyr Zelensky.

Le truppe russe hanno annunciato la conquista di un altro villaggio del Donbass, Annovka. E il comandante in capo delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrskyi, ha ammesso che la Russia ha avviato negli ultimi tre giorni una pesante controffensiva nel Kursk anche con l’utilizzo dei soldati nordcoreani (50 di loro sarebbero morti proprio nell’ultima settimana). Zelensky ieri ha detto che il prossimo anno “potrebbe essere quello in cui finirà questa guerra e dobbiamo garantire che sia così”. “Dobbiamo arrivare a una pace che Putin non possa più rompere, una pace reale e duratura” ha affermato il presidente ucraino. Ma Zelensky sa che gli omicidi mirati non possono capovolgere la situazione sul campo di battaglia. E ha chiesto di nuovo agli alleati europei di “rafforzare urgentemente l’Ucraina” prima che sia troppo tardi.