Diritti al Punto
L’ira invecchiata supera l’amor di legge
Chi odia è ostaggio di una bilancia truccata: Salvini esempio lampante di vittima e artefice di parole di rancore
L’odio è alla base di molte azioni umane che cercano di sopprimere la libertà altrui, un sentimento carico di pregiudizi ma privo di ideologie che impedisce di dare il giusto peso alle cose
La società è intrisa d’odio. Non è una scoperta sensazionale, me ne rendo perfettamente conto. Ma è sensazionale quanto questo ci appaia normale e sia tuttavia quasi tollerato. Intorno ad alcune forme d’odio negli ultimi decenni il cerchio si è stretto in modo significativo: penso ad esempio all’odio razziale, eppure non possiamo certo dire che sia scomparso.
Una definizione dell’odio che io trovo molto efficace è quella che lo rappresenta come un’ira invecchiata. Il tempo, infatti, cospira con il risentimento e la frustrazione degenerando l’ira a qualcosa di molto più pericoloso. Senza pretese di voler completare quella definizione già perfetta, direi che l’odio è un’ira invecchiata molto male. Chi si interessa di diritti non può evitare di fare i conti con quest’evidenza. Perché le ragioni che normalmente si elencano per sopprimere una qualsiasi libertà dell’individuo, in fondo vengono tutte dallo stesso indirizzo, recando il codice di avviamento postale dell’odio. Cioè, di un sentimento di avversione e insofferenza che nel tempo si è sclerotizzato, cronicizzato e che infine si è ben nascosto nel pregiudizio. L’odio che si spreca per limitare i diritti del prossimo ha in sé, inoltre, una inquietante forma di insicurezza. È più precisamente paura, e in alcuni quasi terrore. Paura di perdere il controllo: su una donna, su una condizione o sulla propria morale.
Quella dell’odiatore è divenuta addirittura un’immagine costante delle nostre giornate. Ne abbiamo testimonianza quotidiana in rete, imbattendoci in espressioni che da null’altro possono scaturire se non da un odio incontrollato, che si autorigenera e che sembra cercare continuamente una valvola di sfogo. Tutti quanti si abbandonano a questo terribile moto dell’animo, specie sui temi di attualità o che riguardano la cosa pubblica, bisogna ammettere che la politica ha sempre fornito non solo materiale valido e sempre fresco, ma anche pessimi esempi. Non sono certo sospettabile di gradire un dibattito depotenziato. Credo, anzi, che le idee debbano trovare voce, per scontrarsi anche duramente, facendo conto persino del fisiologico dileggio. Ma l’odio è un’altra cosa e nessuno di noi ne ha bisogno. Vorrei dire che non solo non abbiamo bisogno di riceverlo, ma non abbiamo neanche alcun reale bisogno di provarlo. Il problema riguarda tutti, e come tutte le cose veramente serie non conosce bandiere, ideologie e appartenenze. Si odia a destra quanto a sinistra e qualcuno, più o meno consapevolmente, ma di certo irresponsabilmente, soffia su quell’ira riducendola al peggio.
Pochi giorni fa, per fare un esempio, Matteo Salvini ha pronunciato parole che non possono trovare giustificazione. “Non ci mancherà” ha detto dell’uomo che un polizotto, nel gravoso esercizio delle sue funzioni, si è trovato costretto a colpire a morte. Parole d’odio che non servono a nessuno: neanche a lui, anche se immagino creda il contrario. Lo stesso Salvini che, del resto, alcuni vorrebbero in prigione per la vicenda Open Arms, ma non tutti per adesione a un, appropriato o meno, principio di legalità o per amor di legge. Molti, lo sappiamo e dobbiamo dirlo, vorrebbero Salvini in prigione solo perché lo odiano. Questa bilancia tra italiani che si odiano, capiamolo una buona volta, è truccata. Di conseguenza non darà mai il peso giusto delle cose. E quel che è peggio, ci farà invecchiare malissimo.
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