Civili palestinesi partecipavano ai massacri del 7 ottobre, torturando e trucidando in 24 località diverse 1200 persone inermi, uomini, donne, bambini. Nel kibbutz di Be’eri, i civili di Gaza partecipavano al massacro di 105 persone inermi (63 uomini e 42 donne) e al rapimento di altre 32 (13 uomini e 18 donne). I terroristi sparavano, uccidendola, a una bambina di 9 mesi che la madre aveva nascosto nella “safe room” della casa. Quattro persone erano prelevate dalle case, prese in ostaggio e assassinate nel percorso verso Gaza. Una donna di 48 anni era uccisa con le due figlie adolescenti, mentre il padre era preso in ostaggio. Nel kibbutz Nir Oz civili palestinesi partecipavano all’assassinio di 46 persone inermi (33 uomini e 13 donne) e al rapimento di 72 altre (37 uomini e 35 donne).

In quell’occasione, nel corso dei rapimenti, furono assassinate una donna di 79 anni e sua nipote, una bambina autistica di 12 anni, perché rallentavano la ritirata dei rapitori verso Gaza. Due anziani, una donna di 70 anni e il marito di 73, erano sorpresi in prossimità del kibbutz: la donna era assassinata; il marito, preso in ostaggio, moriva poi a Gaza. Una famiglia di 5 persone – madre, padre e tre bambini – era nascosta nella “safe room”: sfondata la porta, i terroristi uccidevano i genitori e davano fuoco alla casa; i tre bambini morivano soffocati. La nonna era uccisa in un’altra “safe room” del kibbutz. Sempre da qui era prelevata un’intera famiglia: i genitori e due bambini, uno di 4 anni e uno di 9 mesi, erano rapiti; i due nonni erano assassinati e i loro corpi ritrovati al confine di Gaza. Questi dati, relativi alla partecipazione dei civili palestinesi all’attacco del 7 ottobre, emergono dal rapporto reso la settimana scorsa dalla Commissione di inchiesta Onu “Sui Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est, e Israele”.

Al punto 19 del rapporto si legge che la Commissione ha trovato “prove significative sulla profanazione dei cadaveri, tra cui profanazioni sessuali, decapitazioni, lacerazioni, bruciature, taglio di parti del corpo e denudamento”. Qualcosa non emerge da quel rapporto dell’Onu, ma è ciò che tutti hanno visto grazie agli stessi che ne fornivano prova immortalandosi nelle foto e nei video del Sabato Nero. Non emerge da quel rapporto la gioia dei civili palestinesi che partecipavano a quello scempio, non emerge il loro compiacimento mentre assassinavano quelle persone inermi, non emerge l’orgasmo che li prendeva mentre affondavano i coltelli nei corpi stuprati delle ragazze, mentre ascoltavano le urla dei bambini bruciati vivi. Non un civile innocente ucciso a  Gaza merita di essere ucciso. Non un civile innocente. È maledetta e deve essere condannata ogni uccisione di ogni civile innocente. Di ogni civile innocente.