Quando la zia tutrice Aya Biran, ha iniziato a preoccuparsi che il piccolo Eitan non rientrava a casa probabilmente era già arrivato in Israele. A portarlo fin lì è stato il nonno, Shmuel Peleg, 58 anni, che lo ha prelevato dalla casa della zia tutrice a Pavia e lo ha portato nella terra di origine della famiglia. Ora l’uomo è indagato dalla procura della repubblica di Pavia per sequestro di persona aggravato dalla minore età della vittima.

Sulla vicenda si sono espresse anche le autorità israeliane, secondo quanto riportano le agenzie, dovranno probabilmente “restituire” al suo tutore legale in Italia il piccolo. Un parere legale del governo israeliano emesso da esperti dei ministeri degli Esteri e della Giustizia avrebbe infatti sottolineato che portare il bambino in Israele, contro la volontà del suo tutore legale, costituisce probabilmente un rapimento, secondo quanto riportato da Channel 12 News.

Sabato nonno Pelag si è recato a casa della zia tutrice a Pavia per incontrare Eitan così come disposto dalla magistratura. “Ti porto a comperare tanti giocattoli”, lo ha sentito dire Aya Biran mentre caricava sulla macchina a noleggio la carrozzina e il girello con cui Eitan è costretto a muoversi per i postumi delle fratture riportate nello schianto della cabina della funivia. Ma poi, secono quanto ricostruito dal Corriere della Sera, nonno e bimbo non hanno fatto più ritorno a casa.

A quel punto la zia Aya ha denunciato la scomparsa accusando il nonno di rapimento. Intanto il nonno a bordo di un’auto noleggiata raggiungeva Lugano in Svizzera con il nipotino. Lì si è imbarcato su un volo charther privato per Tel Aviv. Lo ha raccontato lui stesso ai suoi legali, come riportato dal Corriere.

Ma c’è un altro particolare su cui si cui pone attenzione l’indagine, aperta dal procuratore facente funzioni di Pavia Mario Venditti: come ha fatto Peleg, un lungo passato nell’esercito israeliano, consulente di un’azienda di elettronica nel suo paese, a raggiungere su un’auto a noleggio Lugano, in Svizzera, e ad imbarcarsi con il nipote su un volo privato charter decollato per Tel Aviv? Il nonno – non è ancora chiaro come – sarebbe stato in possesso del passaporto italiano del bambino.

La questura di Pavia, infatti, aveva diramato un avviso di divieto di espatrio del bambino nell’area che fa parte del trattato di Shengen, al quale ha aderito anche la Svizzera e che avrebbe dovuto bloccare alla frontiera l’unico sopravvissuto del disastro della funivia del Mottarone.

Sulla vicenda è intervenuto anche il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi. “Come è stato possibile che un minorenne potesse salire su un aereo, ancorché privato, e lasciare l’Italia senza che fosse accompagnato da chi ne aveva la tutela legale? Chi ha consentito un tale abuso? Quali autorità dovevano controllare e non lo hanno fatto?  – ha scritto su Facebook – Ho presentato un’interrogazione ai ministri dell’Interno Lamorgese, degli Esteri Di Maio e dei Trasporti Giovannini affinché venga chiarito come si è potuto verificare che un bambino di 5 anni come il piccolo Eitan salisse su un volo senza essere accompagnato dai suoi tutori legali”.

“È urgente che il Governo chiarisca – prosegue Anzaldi – da dove sia decollato il piccolo Eitan, se da un aeroporto italiano o estero; se nel tragitto verso l’aeroporto sia salito su treno o linee di trasporto pubblico, se e quali frontiere abbia oltrepassato. Il Governo chiarisca il percorso seguito, per quanto di propria competenza in termini di controlli e vigilanza. Stando alle informazioni diffuse dagli organi di stampa, l’11 agosto scorso il giudice tutelare di Pavia aveva emanato un decreto con cui vietava l’espatrio a Eitan, salvo che in presenza o con l’autorizzazione della sua tutrice, la zia paterna. Il decreto sarebbe stato quindi trasmesso alla Prefettura e alla Questura di Pavia con l’ordine di diramarlo a tutti i punti di frontiera e di inserirlo nelle banche dati delle forze di polizia che controllano le frontiere. Come ha fatto, allora, sabato sera Eitan ad arrivare in Israele? A qualunque minore non viene consentito di volare senza essere in presenza o con l’autorizzazione dei tutori legali, che siano i genitori o altri parenti. In questo caso che cosa è successo?”.

Certo è che ora il piccolo Eitan è con la famiglia paterna che è sente di aver fatto la cosa giusta. “No, non l’abbiamo rapito: l’abbiamo portato a casa. Siamo stati obbligati, non abbiamo più saputo quali fossero le condizioni mentali e di salute del bambino”, ha detto la zia materna Gali Peleg, che ad agosto ha annunciato di aver avviato le pratiche per l’adozione del nipotino. Subito dopo la strage del Mottarone, quando le due famiglie arrivarono in Italia fu subito chiaro che sul futuro del bambino c’erano pareri contrastanti. Nessuno però avrebbe potuto immaginare che si arrivasse a una simile guerra tra famiglie.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.