Potrebbe essere già a un punto cruciale la vicenda di Eitan Birain, il bambino di sei anni, unico sopravvissuto della strage della funivia del Mottarone, portato in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg, 58 anni. La Procura di Pavia ha aperto un fascicolo per sequestro di persona aggravato, con indagato lo stesso Shmuel Peleg.

Una notizia commentato così dai legali dell’uomo: “Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso“». Peleg, si legge in una nota, “ha portato Eitan in Israele dopo aver tentato invano per mesi di poter portare la voce della famiglia materna nel procedimento civile di nomina del tutore”. Il team di legali si dicono “fiduciosi che potrà tornare a discutersi del suo affidamento nelle sedi opportune”. “Le azioni di prepotenza sono sempre sbagliate – chiariscono – però mettiamoci nei panni di un signore che in terra straniera perde 5 familiari tragicamente, al quale i medici non parlano e gli avvocati dicono che il procedimento civile di tutela di Eitan è stato fatto in modo sommario. Noi ci impegneremo perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso”.

IL GIALLO DEL DOCUMENTO ISRAELIANO – Le autorità israeliane nel pomeriggio hanno smentito la ricostruzione dell’emittente Channel 12, secondo la quale il ministero degli Esteri e quello della Giustizia avevano espresso il parere legale che il bambino venisse riportato in Italia e restituito al tutore legale, ovvero la zia paterna Aya Biran.

A riportare la notizia è il quotidiano israeliano Jerusalem Post, che riferisce come entrambi i ministeri abbiano negato lo ‘scoop’ dell’emittente tv. In particolare un portavoce del ministero degli Esteri ha sottolineato che il caso non riveste aspetti diplomatici o politici e quindi non rientra tra le loro competenze, pur essendo le autorità informate degli sviluppi della vicenda.

Channel 12 questa mattina aveva fatto riferimento ad un parere legale del governo israeliano emesso da esperti dei ministeri degli Esteri e della Giustizia in cui si evidenziava che la ‘mossa’ messa in atto dal nonno di Eitan avrebbe violato la Convenzione dell’Aja sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, adottata in Israele nel 1991 e che le autorità avrebbero fatto tutto quanto in loro potere per restituire il bambino al tutore legale in Italia il prima possibile.

LA CONTESA LEGALE – Il piccolo era stato affidato dal Tribunale dei minori di Torino alla zia paterna Aya Biran, medico, 41enne, che vive a Travacò Siccomario, in provincia di Pavia, con il marito Or Nirko e due figlie che frequentano la stessa scuola di Eitan. La scuola dove oggi il bambino avrebbe dovuto cominciare la prima elementare. Lo scorso 23 maggio il bambino era sulla linea della funivia Stresa-Alpino-Mottarone, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, quando un incidente ha causato la morte di 14 persone tra cui il padre Amit Biran, 30 anni, della madre Tal Peleg, 26 anni, i bisnonni Barbara Konisky e Yytzhak Cohen, di 71 e 81 anni. Il bambino è stato l’unico superstite della tragedia. Ha affrontato una lunga convalescenza ed è ancora sottoposto a frequenti visite. Le sue condizioni sono migliorate ma è comunque costretto a uscire con una carrozzina e il girello.

Da mesi è ormai al centro di una contesa tra le due famiglie per l’affidamento. Sabato scorso Shmuel Peleg, 58 anni, ex militare, nonno paterno, avrebbe prelevato il piccolo poco dopo le 11:00 di mattina. Avrebbe dovuto riportarlo a casa entro le 18:00. Nel giro di un’ora è scattato l’allarme. Peleg sarebbe andato in Svizzera, a Lugano. Era in possesso del passaporto israeliano di Eitan, nato in Israele ma cresciuto fin da neonato in Italia. Un volo charter privato ha portato i due a Tel Aviv.

I legali della zia paterna e la stessa zia paterna sostengono che il passaporto doveva essere riconsegnato dal nonno il 30 agosto. E che il piccolo non avrebbe potuto lasciare l’Italia senza la tutrice o senza la sua autorizzazione. L’avvocato di Aya Biran Cristina Pagni ha fatto sapere di voler attivare la Convenzione Internazionale dell’Aja. La zia ieri aveva segnalato che “il nonno materno Shmuel Peleg è stato condannato per maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie, la nonna materna. Per questa condanna Shmuel ha presentato 3 istanze di appello a 3 gradi di giudizio in Israele e tutti e 3 hanno rigettato i suoi appelli, sottolineando la gravità e la ricorrenza degli eventi violenti nei confronti della ex moglie”. Alcuni giornali hanno scritto che l’uomo potrebbe far parte o avrebbe fatto parte dei servizi segreti.

La nonna materna, al Jerusalem Post, ha detto che Eitan “voleva tornare in Israele da tempo. Sua zia e suo zio in Italia hanno proibito a me e mio marito di incontrare i suoi medici e terapisti”. Gali Peleg, zia materna del piccolo, alla Radio israeliana 103, aveva rassicurato ieri sulle condizioni di salute del piccolo e dichiarato: “Siamo stati obbligati, non avevamo più saputo quali fossero le sue condizioni mentali e di salute. Potevamo solo vederlo per breve tempo. Ci hanno tenuto nascoste le sue condizioni di salute. Lo abbiamo riportato a casa, così come i genitori volevano per lui“. La donna ha aggiunto che il piccolo avrebbe urlato di emozione: “Finalmente sono in Israele”, una volta sbarcato. E ancora: “A me il lato legale non interessa. Abbiamo agito per il bene del bambino. Noi non ci interessiamo della convenzione dell’Aja. Solo il bene di Eitan ci interessa. Cosa avremmo potuto mai dirgli se, da grande, ci avesse rinfacciato di non averlo riportato in Israele, o almeno di aver tentato?”.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.