Manovra 2024
Con la legge di bilancio il governo prende di mira le case
In che modo si discute in maniera razionale su un certo tema? Non necessariamente tutti sanno il latino (e il greco antico), ma una utile distinzione è tra argomentazioni ad rem, cioè sulla questione stessa, e argomentazioni ad hominem, cioè relative alla coerenza tra la posizione dell’avversario su quel tema e tutte le sue altre posizioni su temi diversi. Infine esistono le argomentazioni ad personam che vanno direttamente ad attaccare la persona con cui stiamo discutendo/litigando. Dato che si tratta di una classificazione astratta delle argomentazioni, essa vale anche per il tema economico più saliente, cioè la bozza della legge di bilancio del governo Meloni.
Quanto più la tematica è politica, tanto più forte è la spinta legittima ad utilizzare argomenti ad hominem (verrebbe da dire “ad partitum”) come ha fatto nei giorni scorsi Matteo Renzi, rilevando una certa incoerenza tra la lunga tradizione berlusconiana di protezione per la casa e i beni immobili, e una legge di bilancio che – pur non attivando lo sconquasso della revisione del catasto soavemente vagheggiata dal PD, dal MoVimento 5 Stelle e da alcuni centristi ognora attratti dal PD stesso – di fatto contiene alcuni aumenti per specifiche imposte sulla casa.
Mi sto riferendo all’aumento dell’aliquota della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26 percento, di quella sul valore degli immobili situati all’estero (IVIE) e alla tassazione potenziata delle plusvalenze su immobili diversi dalla prima casa che abbiano beneficiato del bonus 110 sotto la forma dello “sconto in fattura”. Per quanto riguarda gli affitti brevi, è difficile non ravvisare un meccanismo fiscale che piace agli albergatori che sono affaticati dalla concorrenza degli affitti brevi stessi, e ovviamente non piace ai proprietari di case diverse dalla prima che vorrebbero liberamente esercitare il proprio diritto di proprietà in questa forma.
È quasi divertente – se non fosse triste – che da sinistra si pianga sugli affitti brevi invece di enfatizzare l’esigenza dell’edilizia popolare per gestire l’emergenza abitativa. La plusvalenza potenziata per immobili beneficiati dal bonus 110 (non si può includere tale spesa nel computo del prezzo iniziale dell’immobile stesso) suona come una tassazione straordinaria sull’abnorme e costoso sussidio inventato dal governo Conte 2. Ma una decente memoria dovrebbe farci venire in mente il fatto che sono i costruttori ad avere fortemente voluto il bonus stesso, e ad averne beneficiato direttamente nella forma di maggiori ricavi: perché mai il governo non si rivale su di loro tassandone gli extraprofitti? Banche sì e costruttori no? Buffo!
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