Laudato si'
Conclave, Papa Francesco ha tracciato le coordinate di una cristianità dialogica

Il Conclave è uno dei rarissimi eventi mondiali che interessano da vicino il nostro Paese. In questi giorni di attesa il mondo intero guarda al Vaticano, dove il collegio cardinalizio eleggerà il nuovo Vescovo di Roma. L’elezione di un nuovo Papa non riguarda soltanto la Chiesa cattolica, né solo l’Occidente che ha il suo ancoraggio storico nell’esperienza cristiana. Il Papa – tanto più dopo Francesco – ha il potenziale di un leader sovrannazionale. Trattando della fine della cristianità, Maritain indicava un’epoca in cui il pensiero cattolico smette di fare la differenza politicamente, negli orientamenti, nelle direzioni condivise: la fine di una proiezione temporale della Chiesa.
Papa Francesco ha tracciato le coordinate per quella che potremmo definire una “nuova cristianità dialogica”, in cui la Chiesa, che non può più parlare al mondo con la forza del Magistero, può però farlo attraverso un pensiero etimologicamente cattolico, ossia universale, capace di coinvolgere tutti e di influenzare il discorso pubblico. Mi azzardo a scrivere ciò in quanto testimone diretto. Con la Laudato si’, Papa Francesco ha cambiato il modo in cui pensiamo la sostenibilità, che oggi si estende oltre il mero ambientalismo, verso una riconfigurazione dei rapporti sociali ed economici. Non esistono “crisi separate”: la crisi climatica è anche crisi sociale, spirituale e culturale. E viceversa. Nel 2015 questo messaggio arrivò chiaro e forte. Ero ministro dell’Ambiente e ricordo l’impatto dell’enciclica Laudato si’ alla Conferenza sul Clima di Parigi, la Cop21. Il pensiero del Papa era parte delle discussioni tra i leader del mondo. Non una voce tecnica, ma voce evangelica, in grado di dare un contributo di senso all’Accordo di Parigi che avrebbe dato vita all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Francesco diceva che occorre attivare processi, non occupare spazi. Ce lo possiamo augurare anche per il prossimo successore di Pietro: che sappia parlare al mondo in modo che il mondo ascolti. Come Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti abbiamo celebrato il Giubileo in data subito precedente all’apertura del Conclave. Abbiamo scelto di lanciare un messaggio, ponendoci all’interno del Giubileo dei lavoratori: imprenditori e dipendenti insieme, con le rispettive famiglie in quella conciliazione dei rapporti sociali attraverso il lavoro che la dottrina sociale promuove. Oggi più che mai, occorre continuare a lavorare a un’economia che includa, che non scarti, che non inquini, che sia generativa. Farlo con misura, accompagnando la transizione. Ma quali punti di riferimento abbiamo oggi su questi temi? Il mondo è cambiato rispetto al 2015, quando ben 193 Paesi si riunivano intorno all’Agenda 2030. Ora sembra di essere girati dalla parte sbagliata della storia: tutta l’attenzione si volge ai temi geopolitici e geostrategici. Che fare?
Nell’omelia dedicata a Ucid durante la celebrazione del Giubileo in San Pietro, Mons. Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, ci ha lanciato una sfida. “È il tempo dell’audacia, della libertà e della profezia”, ha affermato. Ci ha chiesto di “farci sentire”, in quanto imprenditori e dirigenti orientati a precisi valori, che sono radicati nella tradizione cattolica, ma al contempo sono decisamente laici. Perché – come scriveva Romano Guardini – “la Fede non ci viene data per adattarci al mondo, ma per trasformarlo”.
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