Questo non giustifica i pregiudizi né chi se ne fa portavoce, ma non si può fingere di non vedere quanta paura abbia generato l’inattendibilità delle informazioni fornite da Pechino. Siamo così abituati alla democrazia e al costante dibattito pubblico che ne deriva, alla trasparenza e alla circolazione delle informazioni, alla libertà di stampa, da andare nel panico nel momento in cui le informazioni diffuse da uno Stato autoritario vengono rimesse in discussione giorno per giorno su un tema prioritario come la nostra salute. Possiamo essere abituati a sentire politici che mentono o che si contraddicono, ma nessuno di noi può più concepire che un organo dello Stato, un Ministero o un’istituzione sanitaria, occultino informazioni di rilevanza pubblica od omettano di dire la verità senza che ci siano conseguenze per questa scelta.

Anche perché in quel caso – e qui sta la forza della democrazia – ci potrebbe essere qualcun altro che ha la libertà, gli strumenti e la responsabilità di denunciare alla magistratura, sulla stampa libera, sui social liberi o in piazza, quella menzogna. Quando recriminiamo sull’inefficienza dei nostri sistemi democratici dovremmo sempre ricordare anche quante garanzie e tutele essi assicurano alle nostre vite e ai nostri interessi.

Al netto di tutto ciò credo che i partiti di maggioranza e quelli di opposizione dovrebbero dimostrarsi più responsabili avviando al loro interno una seria riflessione sul posizionamento dell’Italia verso la Cina. È certamente indispensabile avere rapporti virtuosi con uno Stato così importante, ma visto che le strategie di politica estera cinesi si spalmano su decenni o più, sarebbe il caso che tutti i partiti che rappresentano i cittadini condividessero una posizione comune da tenere nei confronti della Cina a prescindere da chi governerà.

Serve continuità. Pensare di sfidare la corsa cinese per l’egemonia commerciale, ma ancor di più per quella infrastrutturale e tecnologica, con una politica estera che varia da un governo all’altra dà un vantaggio competitivo alla Cina in una sfida che non ci possiamo permettere di perdere.