“Papà non può restare a casa”. E’ l’attacco della lettera scritta da un ragazzino di 17 anni, e pubblicata dalla pagina Facebook “Secondillyanum“, che denuncia le difficoltà di non andare a lavoro per quelle persone che non sono inquadrate e sono impossibilitate a fermarsi perché “altrimenti non mettono il piatto a tavola”.

“Papà  – scrive Gianluca, 17enne residente nell’area a nord di Napoli che da grande sogna di fare l’ingegnere informatico – non può restare a casa. Papà si alza ogni mattina alle 6 e si ritira oltre le 20 di sera con i vestiti imbiancati o sporchi di calce. Papà non può fermarsi. Certo, in questi giorni sta usando le dovute precauzioni, ma fermarsi non se ne parla proprio. Lui – spiega – come tanti altri si protegge come può. Si tutela stando più attento ma non può fermarsi perché lavora a nero”.

Il papà di Gianluca lavora in un cantiere ma non è inquadrato e “se manca, il pigione di casa, le bollette come le paghiamo? Oggi gli ho scaricato il modello dell’autocertificazione ma cosa potrà mai scrivere su quel foglio? Fatemi muovere perché altrimenti non metto il piatto a tavola?”

Gianluca da oltre una settimana non va a scuola ma sottolinea come il papà gli raccomanda “di non dimenticare di studiare. Magari – aggiunge – mi verrebbe lì per li anche di mandarlo a quel paese, ma non lo farò mai perché i libri su cui studio sono il frutto dei suoi sacrifici. E comunque andrà a finire quest’anno scolastico non voglio deluderlo. Sogno di diventare un ingegnere informatico e ogni sera, al suo rientro a casa, immagino il giorno in cui potrà assistere alla mia laurea. In questi giorni penso a quelli come papà, fuori da ogni ordinanza, esposti a mille rischi, sempre in trincea. Fuori stiamo attenti, ma come posso non abbracciarlo un papà così?”.

 

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