Il decreto legge sull’Ucraina all’esame del Senato sta scatenando discussioni all’interno della maggioranza di governo e nell’opinione pubblica. La misura è passata alla Camera dei deputati e mercoledì prossimo, 30 marzo, dovrà essere votata al Senato. Si tratta di una serie di interventi per sostenere l’Ucraina contro l’invasione russa annunciata dal presidente Vladimir Putin come un’“operazione speciale” di “smilitarizzazione” e “denazificazione”.

Da un punto di vista militare: il dl prevede la partecipazione, fino al 30 settembre, di personale militare italiano alle iniziative della NATO per la forza a elevata prontezza denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) e fino al 31 dicembre 2022 la prosecuzione del coinvolgimento di militari al potenziamento di una serie di dispositivi della Nato. Alla Camera era stata introdotta la possibilità per giornalisti, fotoreporter e operatori che seguiranno la guerra in Ucraina di acquistare, in deroga ai divieti in vigore in Italia, giubbotti antiproiettile ed elmetti di protezione anche senza essere in possesso di porto d’armi.

Fino al 31 dicembre è prevista a titolo gratuito la cessione all’Ucraina di mezzi ed equipaggiamenti militari non letali, la semplificazione delle procedure per gli interventi di assistenza o di cooperazione in favore dell’Ucraina, ad esclusione delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, il potenziamento per la funzionalità e la sicurezza degli uffici e del personale all’estero e dell’Unità di crisi del Ministero degli Esteri. La misura si occupa anche di energia, per fronteggiare “l’eccezionale instabilità del sistema nazionale del gas naturale derivante dalla guerra in Ucraina”: è prevista la possibilità di adozione, da parte del ministro della Transizione Ecologica, di misure preventive per assicurare la sicurezza del sistema nazionale del gas naturale.

Capitolo accoglienza: attivati 3.000 posti nel Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai), che coinvolge la rete degli enti locali, la cosiddetta seconda accoglienza per i cittadini ucraini. Previste inoltre misure a favore di imprese che esportano o hanno filiali o partecipate in Ucraina, Federazione Russa o Bielorussia, ed a sostegno degli studenti, dei ricercatori e dei docenti di nazionalità ucraina che svolgono attività di studio o ricerca presso le università, le istituzioni di alta formazione artistica e gli enti di ricerca. Gli arrivi (circa 3,8 milioni le persone fuggite dall’Ucraina) si sono intanto dimezzati negli ultimi giorni: 71.840 le persone arrivate in Italia. 37.082 donne, 6.661 uomini e 28.197 minori – 277 quelli non accompagnati. Soprattutto tra Milano, Roma, Napoli e Bologna dove si trovano le più grandi comunità nel Paese. Si tratta soprattutto di ricongiungimenti cui si aggiungono le ospitalità offerte dalle famiglie, le associazioni di volontariato, i centri di accoglienza dei sistemi Cas e Sai del Viminale.

Il Governo ha stanziato complessivamente 428 milioni di euro. Previsto un contributo di autonoma sistemazione versato direttamente ai titolari di protezione temporanea che hanno trovato autonomamente alloggio per un massimo di 60mila persone e dalla durata di tre mesi a partire dall’ingresso in Italia fino al 31 dicembre prossimo. L’ipotesi finora circolata, riportata da Avvenire, è quella da 600mila euro fino a un massimo di 900 euro per nucleo familiare. Il decreto ha aumentato a 15mila i posti per l’accoglienza diffusa tramite il terzo settore: i contributi alle associazioni si aggireranno in questo caso intorno ai 30 euro al giorno a persona. 152 milioni di euro da stanziare per le Regioni sono invece destinati alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale. Il governo sta predisponendo con la Protezione Civile le ordinanze per regolare il sistema di accoglienza.

Rispetto al testo del decreto legge originariamente approvato dal governo l’emendamento che ha fatto parecchio discutere è stato quello che ha portato ad aumentare la spesa militare italiana fino al 2 per cento del prodotto interno lordo (PIL), dagli attuali 25 miliardi di euro annui a circa 40 miliardi. A Montecitorio il decreto è stato approvato con larghissima maggioranza: 367 voti a favore, 25 contrari e 5 astenuti. Il punto più discusso riguarda l’aumento della spesa militare e l’invio delle armi a Kiev. La fronda contraria nella maggioranza si è ridotta infine a quattro deputati, due di Forza Italia e due del Movimento 5 Stelle. 231 invece gli assenti, tra cui 37 della Lega, 28 del M5S, 21 del Partito Democratico e 22 di Forza Italia. Non è detto che mercoledì altre spaccature non emergeranno.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.