Alfredo Cospito rivendica l’appartenenza alla Federazione anarchica informale–Fronte rivoluzionario internazionale (Fai-Fri) composta da cellule diverse in vari paesi che agiscono in maniera del tutto autonoma e informale – nel senso: senza struttura gerarchica o associativa. Detenuto prima a Terni, quindi a Sassari, da ieri a Opera a Milano per l’aggravarsi delle sue condizioni a causa dello sciopero della fame intrapreso lo scorso 19 ottobre. È sottoposto al regime 41-bis, in isolamento quasi totale. La sua vicenda sta mettendo al centro dell’attenzione la questione del cosiddetto “carcere duro” e la galassia anarchica. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato oggi in conferenza stampa che né lo sciopero della fame né le azioni rivendicate dagli anarchici nei giorni scorsi porteranno alla cancellazione del 41-bis.

Gli anarchici italiani, ricostruisce Il Corriere della Sera, sono strutturati per “gruppi di affinità”: non una struttura gerarchica, quanto cellule di pochi militanti. Si sono spesi negli ultimi anni su diversi fronti: l’Alta velocità ferroviaria fra Torino e Lione, i centri di identificazione per gli immigrati, il Green pass. Lo zoccolo duro, secondo l’Antiterrorismo conta 100-150 persone. La Fai è la Federazione anarchica internazionale il Fri, la sua ramificazione internazionale. Si definisce “’anarchica’ perché tende alla ‘distruzione dello Stato e del capitale’ e ‘informale’ perché, essendo priva di meccanismi autoritari, associativi e burocratizzanti, garantisce l’anonimato e l’indipendenza dei gruppi e dei singoli che la compongono”, secondo un resoconto della Commissione Affari Costituzionali della Presidenza del Consiglio e Interni.

È un’organizzazione diversa rispetto alla Federazione Anarchica Italiana, con la quale condivide l’anagramma. Quest’ultima condanna la violenza, la Federazione Informale invoca invece – come si è visto – la lotta armata contro lo Stato, il capitale e anche contro il marxismo. È considerata una frangia oltranzista e violenta. La convenzione è far risalire la sua data di nascita al 21 dicembre 2003: quando furono fatte esplodere due cassonetti sotto la casa dell’allora Presidente della Commissione Europea Romano Prodi. L’anno dopo due pacchi bomba furono indirizzati al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e tre ordigni vennero fatti esplodere a Milano. A Genova e Milano altri pacchi furono inviati contro le forze dell’ordine, l’anno dopo un altro indirizzato al sindaco di Torino Sergio Chiamparino fu intercettato.

Particolarmente attenzionate dalle forze dell’ordine sono Torino, Bologna, Livorno, l’area del Nord Est in genere. E Milano, da quando vi è stato trasferito Cospito. Al corteo per il detenuto, lo scorso 15 gennaio, c’erano più di 500 persone. Le azioni della Fai si sono intensificate negli ultimi giorni. Una molotov è stata lanciata contro un distretto di polizia a Roma, azioni ci sono state a Berlino e Barcellona, un ripetitore è stato incendiato a Torino, una lettera con minacce ai giudici inviata al Tirreno, disordini per le strade di Trastevere a Roma con 41 denunciati. L’attentato incendiario al Primo consigliere dell’Ambasciata italiana ad Atene, Susanna Schlein, è stato invece rivendicato da anarchici greci: dal gruppo “Carlo Giuliani revenge nuclei” in onore dall’attivista italiano ucciso dalla polizia durante il G8 di Genova nel 2001.

Cospito viene spesso definito dai giornali un leader all’interno della Federazione, una definizione che l’avvocato Rossi Albertini ha respinto in un’intervista a Radio Radicale. “A mio parere, i giudici del tribunale di sorveglianza non hanno compreso in alcun modo la specificità della fenomenologia sulla quale stavano intervenendo equiparandola alla criminalità organizzata, a strutture gerarchizzate, a ruoli di capi e organizzatori quando neppure la corte d’assise di primo grado che per prima ha ritenuto che la Fai fosse un’organizzazione, con mille distinguo, ha ritenuto che Cospito fosse capo di alcunché. È un ossimoro, una contraddizione, pensare che una struttura orizzontale, come è stata ritenuta dagli stessi giudici di Torino, possa avere un capo”.

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